Torniamoci sopra perché ne vale la pena e perché fin dall'attacco di
You're My Girl risulta chiaro che il buon vecchio Neil Young ha deciso di giocare una carta nuova. 0 forse no. Come periodicamente gli piace fare, tra un disco acustico e una feroce cavalcata elettrica con i
Crazy Horse, infila sempre un disco "atipico". È stato questo il caso del meraviglioso "
On The Beach" (1974), dell'indigesto ma non del tutto atroce
Trans (1982), del bluesato (e sottovalutato)
This Note's For You (1988), del sofferto
Sleeps With Angels (1994).
Are You Passionate? rientra a pieno titolo nella categoria dei dischi "atipici" di Neil Young, per l'occasione accompagnato da
Booker T. Et the MG's (escluso Steve Cropper, rimpiazzato dal fido
Frank "Pancho" Sampedro alla chitarra ritmica).
I Crazy Horse compaiono al gran completo nella lunga cavalcata western "
Goin' Home", un brano che già si era ascoltato nel corso del tour europeo della scorsa estate e che qui è riproposta in una versione allo stesso tempo furiosa e sgangherata (ascoltate il finale: della serie "piantiamola qui che oggi non ci viene granché bene", ma sappiamo come sono fatti i nostri.) e che per quasi nove minuti prende a pretesto l'epica disfatta del Generale Custer per auspicare un "ritorno a casa" che nell'immaginario collettivo americano sta riemergendo ora più che mai come un valore imprescindibile.
A parte
Goin' Home (che per suono e indole è riconducibile alle cose di Ragged Glory), il resto del disco musicalmente si dipana su due linee guida ben distinte: da un lato i pimpanti brani di stampo R8tB (e questa è davvero una novità per Neil) in cui è addirittura lampante che la band sia la stessa che una volta accompagnava Otis Redding e la crème della Stax (il potente batterista Steve Potts è stato per anni al servizio di Wilson Pickett): è questo il caso di
You're My Girl (dedicata alla figlia),
Differently (una sorta di confessione nei confronti della propria famiglia per non esserci stato così a lungo. Del resto pare evidente che quando si fanno 50/100 concerti all'anno in tutto il mondo per quasi 40 anni, la famiglia ne soffre) e l'innocua (e francamente superflua)
Be With You.
Tre canzoncine leggere e gradevoli e nulla più e piene di "dèjà vu" come il riff iniziale di
You're My Girl (che pare di averlo già sentito mille volte, ad esempio in
Sunny Inside) o la chitarra di Pancho perennemente in battere sul rullante (un vero e proprio cliché dell'R&B anni '60). La musica cambia quando Neil si lancia in appassionate e semplici ballate dal grande respiro melodico come
Don't Say You Love Me e When I Hold You In My Arms (anche queste già sentite nel tour della scorsa estate) o davvero decide di spezzarci il cuore con una canzone strepitosa per la sua pacata circolarità come
Are You Passionate?, il brano-cuore dell'album e non a caso scelto come titolo del lavoro.
Qui la ballata si fa classico, un po' come accade per certe grande canzoni dell'ultimo Van Morrison: nulla di particolarmente nuovo o sconvolgente, ma emozioni e brividi a tonnellate per una canzone che non ci si stancherebbe mai di riascoltare. Immensa.
Poi ci sono le ciliegine sulla torta:
Mr. Disappointment è uno Young che quasi non canta, ma "recita" (un po' alla maniera della Trans Am che stava su Sleeps With Angels) con una voce calda e profonda alla quale non ci ha abituato spesso e che stupisce piacevolmente per la resa complessiva di un brano decisamente sorprendente.
Let's Roll gira su un potente riff chitarristico che abbiamo già sentito da qualche parte, ma che calza perfettamente all'atmosfera minacciosa pertinente al tema della canzone: qui si parla di Todd Beamer e dell'aereo di linea che rii settembre si schiantò in Pennsylvania dopo il dirottamento e l'insurrezione dei passeggeri a bordo.
Un brano che non può non ricordare 0/7/oquantomeno per la sua inerenza con l'attualità, anche se qui alcuni versi si prestano a interpretazioni ambigue e, tutto sommato, un po' semplicistiche {Let's roll for freedom on the wings of a dove, ovvero Diamoci da fare per la libertà sulle ali di una colomba potrebbe anche essere un bel messaggio di pace, ma la metafora fa un po' sorridere per la sua disarmante ingenuità). L'album finisce con due impennate: la prima è
Two Old Friends gioca sul filo della nostalgia ricordando le immortali pagine della Band di
Rock Of Ages (che non a caso viene citata nel testo) e si configura come una delle tante ballate ormai diventati dei classici destinati a rimanere a lungo nel repertorio del canadese.
In ultimo c'è
She's A Healer: lunga, ipnotica, felpata e allo stesso tempo incalzante, questa sorta di articolata jam session diventata canzone si allunga per oltre nove minuti senza cedere di una virgola alla noia e indugiando su dei break strumentali dalla struttura armonica piuttosto inusuale per Young (addirittura ad un certo punto subentra anche una tromba "davisiana" con sordina). Con i suoi prolungati e godibilissimi assoli di chitarra che prediligono la semplicità di un fraseggio bluesy (in tutto il disco Young offre dissertazioni chitarristiche dal grande respiro melodico e sempre funzionali alla struttura melodica dei brani, mettendo in disparte la ferocia e certe atonicità tipiche del suo modo di suonare con i Crazy Horse), i garbati inserimenti di un coro femminile (Astrid e Pegi) e il pregevole accompagnamento della band (ok, il gruppo non ha bisogno di presentazioni, ma in tutta l'economia dell'album l'Hammond di Booker T. Jones e il basso "felino" di Donald Duck Dunn hanno un peso fondamentale).
She's A Healer è un brano scuro come la notte e fa calare degnamente il sipario su di un album che si configura come uno dei più godibili della sterminata discografia younghiana. Come dire: è uno di quei dischi che viene voglia di ascoltare spesso. Senza il doloroso disagio che percorreva
Sleeps With Angels, senza il criptico straniamento di
On The Beach, senza le pose spavalde di
This Notes For You, Are You Passionate? è semplicemente un disco che trasuda, "passione" e ci regala almeno 6-7 grandi canzoni. Da uno che si avvicina ai 60 e negli ultimi 40 ha già dato un bel po' di strattoni alla storia del rock non ci si può aspettare di meglio.