BRUCE SPRINGSTEEN & E STREET BAND (Live in Barcelona) (DVD)
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  Recensione del  30/04/2004
    

Parliamoci subito chiaro: questo DVD del Boss dal vivo a Barcellona è semplicemente strepitoso. Descrivere in poche righe un concerto di Springsteen è come voler far capire come è fatta Las Vegas (città che peraltro non amo) a uno che non c'è mai stato: impresa alquanto ardua, se non impossibile. Non sto a darvi la mia versione di quanto sia importante Springsteen, né quanto assimilabile ad un'esperienza di vita sia vederlo all'opera con la "sua" band, rimandandovi per questo a rileggere lo splendido "pezzo" di Zambellini sul numero scorso, ma mi limito a confermare, dopo la visione di questo DVD doppio (oltre ad averlo visto questa estate al Giants Stadium, nel "suo" New Jersey) che ci troviamo davvero davanti alla più perfetta, granitica, tonitruante macchina da rock'n'roll del pianeta.
Non esistono infatti altri paragoni in quanto a feeling, energia, simbiosi artistapubblico, e le altre due band che a mio parere sono degne di dividere il podio con i Boss sono comunque un gradino più in basso: i Rolling Stones sono grandissimi, ma un po' poco spontanei (Springsteen invece da veramente la sensazione di divertirsi come un matto), mentre Tom Petty & the Heartbrakers hanno dimostrato con l'ultimo DVD come si può trasformare un disco mediocre in un grande concerto. Bruce e i suoi compari sono quindi una grande band, questo è assodato, ma questo Live in Barcelona è soprattutto un grandissimo concerto, in cui nulla è meno che eccellente, e dove tutti, dal Boss in persona alla violinista Soozie Tyrell (nuovo acquisto del gruppo), sono in grandissima forma, sostenuti da un pubblico, quello spagnolo, caldo e partecipe come pochi. È proprio il pubblico il "dodicesimo giocatore in campo": The rising è uscito da poco più di due mesi (il concerto è stato registrato al Palau St. Jordi il 16 Ottobre del 2002), ma già tutti conoscono a menadito le nuove canzoni.
Proprio i nuovi brani costituiscono l'ossatura del concerto: ben dieci sono infatti le proposte dal nuovo disco, ed è impressionante come si siano tutte inserite alla perfezione nel repertorio di Bruce, dall'opening track The rising (guardate come è già "calda" la band), alla tenue Empty sky, dalla dura Worids apart alla toccante My city of ruins, fino alla magnifica Mary's place, di cui dirò a parte. La regia è ottima, e non ci fa perdere un solo movimento dei nostri beniamini (oltre al Boss, il maggior numero di riprese sono per l'inimitabile Little Steven, per "stantuffo" Max Weinberg e per Big Man Clarence Clemons, mentre Nils Lofgren è stranamente il più defilato), le immagini perfette ed il sound una vera bomba.
Dopo l'uno-due The rising, lonesome day con Bruce scatenato alla sua sei corde, è la volta della splendida Prove it all night, uno dei suoi migliori brani degli anni settanta (inopinatamente lasciato fuori dall'Essential): ascoltate il boato del pubblico al riff iniziale di piano, da brividi. Darkness on the edge of town e The promised land Bruce le suona spesso (specie la seconda), ma qui non c'è assolutamente spazio per la routine; tra i due brani, altre tre proposte da The rising, tra cui la bellissima e coinvolgente Waiting on a sunny day, col violino della Tyrell protagonista. Worlds apart è una palestra per i fantastici assoli di Bruce e Steve, mentre Badlands è il solito inno, e non c'è una sola persona nell'arena che non canti a squarciagola il ritornello. She's the one, con il suo ritmo alla Bo Diddley, non viene eseguita spesso, ed il pubblico gradisce, mentre Mary's place è l'high point di tutti i concerti del tour: grande canzone rock, ha dal vivo la sua migliore resa, e Bruce la dilata a dismisura, presentando la band alla sua maniera, saltando, ridendo, giocando col pubblico da sublime animale da palcoscenico quale egli è.
Dancing in the dark non mi è mai piaciuta molto, ma questa versione, spogliata da tutti i suoi orpelli pseudo-dance, è roccata alla grande e mantiene alto il livello della serata. Dopo una bella Countin' on a miracle, Bruce si siede al piano e, in perfetta solitudine, esegue a sorpresa nientemeno che Spirit in the night, forse la sua miglior canzone del primo periodo: Bruce non deve eseguirla molto sovente, dato che ad un certo punto si dimentica le parole, ma ci ride su e prosegue come se nulla fosse. Un'intensa Incident on the 57th Street, sempre al piano solo, ed una valida Into the fire chiudono il primo DVD e la prima parte del concerto.
I bis si aprono con la bellissima Night, altra grande sorpresa (Bruce la introduce dicendo che è "una richiesta", ma non si sa di chi), e proseguono con una tiratissima versione di Ramrod, in cui il Boss "fa lo stupido" con Little Steven, oltre ad altri numeri da clown che portano il pubblico in delirio (tra cui il classico numero della E Street Band a spasso per il palco in fila indiana dietro al leader). Per Born to run vale il discorso fatto per Badlands, mentre My city of ruins è indubbiamente il momento più toccante della serata. Ultimamante Bruce proponeva Born in the U.S.A. in versione acustica, ma stasera la rispolvera nel formato originale, offrendo un'interpretazione roccata, grintosissima e urlata di una delle canzoni più fraintese del secolo scorso.
La performance si chiude con Land of hope and dreams, ormai un classico, e con la mitica Thunder Road, un brano che, come Nick Hornby, non mi stancherò mai di ascoltare. Stavolta è davvero finita: Bruce ed i suoi amici, sudati ma felici, salutano per l'ennesima volta e se ne vanno. Alla fine c'è anche un filmato extra, con alcuni reharsals inediti ed interviste a tutti i componenti della band. Ma la vera bomba è il concerto, che fa di questo DVD uno dei migliori nel suo genere: le immagini nitide e l'audio spettacolare fanno il resto. Imperdibile.