Riassumendo le puntate precedenti:
Josh Ritter, nativo dell'Idaho, di buona famiglia, si compra la sua prima chitarra dopo aver ascoltato
Johnny Cash e Bob Dylan in
Girl From The North Country. Poi scopre, nell'ordine, Gillian Welch, Townes Van Zandt e Leonard Cohen mentre studia all'università per fare contenti mamma e papa. Solo che una volta laureato comincia a girare per i club di Boston, e questo è il primo trasloco.
Incide il buon
Golden Age Of Radio (ne abbiamo parlato a suo tempo) e poi se ne va da amici (musicisti anche loro, ed è il secondo trasloco) in Irlanda dove le sue canzoni sembrano trovare un terreno più fertile che nel resto del mondo. Per dirne una, questo nuovo
Hello Starling è entrato direttamente al secondo posto nelle classifiche irlandesi, vuoi anche perché il nome di Josh Ritter ha circolato con insistenza dopo che Joan Baez ha registrato la sua
Wings (molto bella, e qui presente). Lei non è nuova a scoperte del genere (David Gray ha usufruito dello stesso interesse, per fare un nome) e le fa onore. Lui, Josh Ritter, è abbastanza giovane e talentuoso da lasciar ben sperare e Hello Starling conferma le buone impressioni di Golden Age Of Radio.
Inciso in uno studio francese (evidentemente non riesce a starsene fermo), dove hanno riciclato tutte le apparecchiature di Curtis Mayfield (così pare),
Hello Starling allinea una serie di ballate malinconiche e soffuse, sospese in un sound molto folkie, che in alcuni casi (
Bright Smile, Snow Is Gone, Man Burning), dove il piano e l'organo si cercano e s'intrecciano, ricorda vagamente il primissimo Springsteen. Josh Ritter non ha quell'energia, è più introspettivo e discreto: ha riscoperto (anche lui, come tutti)
David Gray (gli accordi di Kathleen), potrebbe competere con Ron Sexsmith nel gioco di cantare sottovoce (
Rainslicker, California), sa essere affascinante anche con tre note tre di chitarra acustica (
Bone Of Song, Baby That's Not All, The Bad Actress) o poco più.
Il dato più importante che emerge tra
Golden Age Of Radio e Hello Starling è proprio qui:
Josh Ritter ha spiccate doti da songwriter, una voce interessante e la capacità di farsi notare senza apparire eccessivamente. Delle tre proprietà, a lungo andare sarà proprio quest'ultima la più utile ad evitargli guai, salvo che trovi una bella rock'n'roll band e cominci a fare concerti di tre ore (anche sotto la pioggia) in tutto il mondo: così può durare fino a cinquant'anni, e guadagnare abbastanza da comprarsi la sua mansion on the hill nell'ldaho, in Irlanda, in Francia o dove lo porteranno le sue canzoni.