BOCEPHUS KING (All Children Believe in Heaven)
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  Recensione del  31/03/2004
    

Jamie Perry, artisticamente conosciuto come Bocephus King, è un musicista strano. Geniale e dispersivo, trasgressivo e bizzarro, sta facendo di tutto per distruggere la sua carriera. Dopo un esordio fulminante, Small Good Things, ed un secondo lavoro positivo, The Blue Sickness (che poi si è scoperto essere il secondo e terzo lavoro, quando il King ha pubblicato in CD il primo, l'imberbe Joco Music, edito originariamente solo in cassetta), mette sul piatto un disco sconcertante. All Children Believe in Heaven è un pasticcio di quasi settanta minuti che alterna buone cose (poche) a canzoni senza sapore (tante), infarcendo il tutto con sonorità pseudo elettroniche, lasciando completamente da parte le tastiere.
Se c'era un elemento intrigante nel suo suono era l'uso del pianoforte, come testificava l'eccellente Small Good Things, ma questo suono si è via via perso e il nuovo album conferma, in peggio, queste tendenza. Bocephus affoga la sua voce in sonorità gonfie e talvolta irritanti (It Hollows You Out, Lullaby Blues) ed anche le canzoni sono spesso tirate in lungo, troppo, quasi prese per i capelli. Non si capisce dove voglia arrivare, questa strada porta verso l'annullamento della sua musica. St Hallelujah è interessante, ha degli spunti validi, ma i dieci minuti di durata sono troppi. Wreck of the Century si barcamena tra passato e presente senza decidere dove andare a parare, ma mantiene, almeno in parte, certe sonorità tipiche. Goodnight Forever Montgomery Clift è il titolo migliore del disco. Ma anche la canzone si difende, ha una buona melodia e, anche se talvolta viene centrifugata da suoni un po' confusi, riesce a mantenersi ad un buon livello.
Anche They Love Each Other non è male e fa pensare ad un disco in crescita. Come il country rallentato di We're All Here: elementi che prendono spunto dal passato, dal suo coinvolgimento, anche se parziale, nella musica delle radici. Poi il disco si perde. Brani lunghi, melodie inesistenti, arrangiamenti sopra le righe. Forse è meglio una riflessione. Seguendo questa via il King non approderà a nulla.