JACKSON TAYLOR BAND (Hollow Eyed and Wasted)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/03/2004
    

Bel tipo questo texano ruspante che si è fatto le ossa a New York ed incide i suoi dischi in California. Tre dischi nello spazio di tre anni, una fama che sta aumentando rapidamente ed il coraggio, o l'incoscienza, di pubblicare un disco nuovo mentre il secondo lo sta rendendo famoso. Ma Jackson Lee Taylor non è uno qualunque. Ha le palle di Dwight Yoakam, la voce di Dale Watson ed il sangue di Waylon: ha grinta, senso del ritmo ed usa pianoforte e chitarre, basso e batteria. Niente di più, niente di meno.
Il suono della sua band, che si avvale della spina dorsale dei fratelli Belaire (piano e chitarra), è vigoroso e ruspante. Siamo di fronte ad un talento vero, ad uno di quei musicisti venuti dal nulla (mi ricorda gli esordi di Yoakam) che hanno un suono, una voce, sanno comporre e quadrano il cerchio alla perfezione In più, rispetto a Dwight, Jackson Lee ha molte radici nel rock and roll anni cinquanta. L'uso costante del piano, che passa da sonorità honky tonk a pure svisate alla Jerry Lee Lewis, rimane un marchio indelebile del suo suono. Se Humboldt County è un esordio coi fiocchi, Gyspies & Drifters è già maturo, intenso, corposo, vitale.
Ed è abbastanza sorprendente che, con un disco di quella caratura sul mercato, e per di più in decisa ascesa, Taylor ne abbia già messo fuori uno nuovo. Ed Hollow Eyed and Wasted è ancora più sorprendente. Teso come una lama, pieno di ritmo e vigore, contiene dieci canzoni dieci che distillano alla perfezione il talento dell'autore e la bravura della band. Taylor poi, oltre a cavare dal personale cilindro tre/quattro canzoni di grande pregio, sa anche trovare sempre un paio di covers su cui sbizzarrirsi. In questo album abbiamo il rock and roll senza respiro Mystery Train, reso celebre (ma guarda un po') da Elvis Aaron Presley e la ballata introspettiva Eleven Roses, che hanno rifatto in parecchi (tra cui anche Hank Williams Jr), dove il nostro da un ottima prova del suo modo espressivo di cantare.
Ma sono le canzoni di Jackson a fare la differenza.
Dall'iniziale Long 'legs & Long ' Necks, dove il piano fa da base assieme alla ritmica per vorticare poi in modo spettacolare. Un rock 'n country spiritato, pieno di ritmo, ma dotato di una melodia che cattura sin dal primo ascolto. Blue Agave è un robusto country alla Waylon, con il classico ritmo, la voce che ne fa le veci, ed una linea melodica di impianto decisamente classico, ritornello compres.Una sorpresa arriva da Maria. Una mexican song che mischia rock and roll e border, dotata di un ritornello splendido, con tanto di critos, che cattura sin dal primo ascolto. Proprio qui si dimostra la versatilità del nostro che sconvolge i canoni della mexican song, portandola in Texas e rendendola in modo assolutamente personale. Scorrevole e ben costruita, si ascolta in un baleno.
Ma non c'è tempo per respirare che il mostro attacca Something' More: una espressiva Texas song dal ritmo pressante, cantata come dio comanda e suonata con molto cuore dalla solida band di Jackson. Hollow Eyed & Wasted è un ballad di impianto classico, con l'organo a tessere la melodia assieme al piano. Un canzone dal piglio nostalgico, dove il pianoforte diventa poi protagonista affiancando la voce. Chiudono il disco, tra i più belli del genere, la dolce Circle of Trust (il piano sempre in evidenza) e la robusta Ride The 'lightnin', dove ritmo e passione vanno di pari passo. Jackson Lee è la scoperta dell'anno ed i suoi dischi la cosa più bella ed inattesa uscita dal Texas da vari anni a questa parte. Se ne scoprite uno, non vi farete sfuggire gli altri. Jackson Lee Taylor è mercé rara, sentire per credere.