DARDEN SMITH (Sunflower)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  26/02/2004
    

Nuovo album per il bravo cantautore texano Darden Smith, che avevamo lasciato un po' meno di due anni fa alle prese con Sings twelve songs by heart, una interessante raccolta di alcune delle sue migliori proposte riedite in studio. Oggi tocca a Sunflower, il settimo album della sua discografia, che ha per protagonista in copertina il girasole, il fiore giallo e alto che sembra una grande margherita, nato quasi casualmente nel suo giardino di casa, scelto da Darden come una sorta di talismano perché, da erbaccia quale sembra ad un certo punto del suo cammino, si trasforma in qualcosa di straordinario e incantevole.
Un po' come l'uomo che, ad un certo punto della sua vita si sente finito, ma poi imbattendosi in un episodio favorevole, spesso l'incontro giusto ed atteso, è capace di riprendersi e rinascere. Il nuovo cd è all'altezza delle aspettative, è la conferma che la sua musa ispiratrice non si è stancata di sostenerlo, ma che continua ad accompagnarlo volentieri per fargli mantenere la sudata reputazione di songwriter di razza e di rango. Non è una prova eclatante o strepitosa, i brani presentati si mantengono su di una buona media senza picchi particolari verso l'alto, ma naturalmente valida e consigliabile ad appassionati e fans.
Il songwriting di Darden, introspettivo ed intcriore, è sempre raffinato e fine, fluente ed avvolgente, con uno spiccato senso della misura e del riguardo. Sotto il profilo prettamente musicale la strumentazione adottata si rivela indispensabile, ma sempre nei termini della semplicità e della essenzialità. C'è inserito qui è là qualcosa di programmato, che si stacca dalla mano dell'uomo, ma non si tratta affatto di momenti negativi, anzi proprio il contrario per il carattere contenuto mostrato. Insomma Sunflower deve piacere, più o meno marcatamente, anche se forse non troppo coinvolgere.
Dodici i pezzi offerti stavolta, tutti rigorosamente originali, anche se taluni di essi scritti da Darden in collaborazione con alcuni amici. Perfect Moment, dedicata alla moglie che ha contribuito a dare una svolta netta alla sua vita, è una delicata love song che può contare sul prezioso contributo vocale di Kim Richey e sul supporto di un organo sintetizzato che crea piacevoli sprazzi d'atmosfera specie nel break e nel finale strumentale.
Satellite, ancora un brano d'amore dove il protagonista pretende la sua libertà, bimba mi rifiuto di essere un satellite del tuo sole, è un testo dalla bella melodia, più solido ritmicamente e con la chitarra elettrica in evidenza. Stronger, capita che alla fine di un rapporto burrascoso uno si senta più forte e più ricco di prima, ritorna su atmosfere più soffici e morbide, mostrando un ritornello orecchiabile e un apprezzabile lavoro tastieristico. After all this time, scritta in combinazione con Rick Neigher, tesa a dimostrare che l'onestà fa meno male di una mezza verità, ha connotati più folk, con la sua apertura e gli interventi di armonica e col sostegno ancor di Kim Rickey nel delizioso ritornello di sicuro effetto.
Closer to you, una canzone sulla gratitudine e la resa, pur mostrando tonalità jazzate e la batteria in rilievo è un brano orecchiabile, che vede la partecipazione della cantautrice Patty Griffin alle vocals. Daydream, nel sogno l'amata ritorna da lui, è un altro buon motivo piuttosto semplice e dalla discreta melodia con percussioni e tastiere a recitare un ruolo significativo e Patty Griffin ancora della partita, dreams don't lie, al protagonista capita di fare sogni terribili dai quali è difficile uscire, è una graziosa canzone un po' country per via della preponderante presenza di una steel guitar che cerca un corretto dialogo con la chitarra elettrica. Shadow, composta in collaborazione con J.D. Martin, bisogna rendersi amici della paura perché ci seguirà sempre, l'importante è che non sia la presenza dominante nella nostra vita, è un brano sul lento, molto scorrevole, dalla soffice e delicata base strumentale e con Patty che da il suo apporto più consistente.
Till it bled, la vita sarebbe per tutti migliore se la gente fosse come la desidereremmo, è un motivo in crescendo che dall'elettrica apertura in sordina dai tocchi pianistici si ritrova con un ritmo accentuato anche dal ritornello corale. Easier said than done, autore in partnership Gary Nicholson, l'amore è cieco, paziente, gentile, etc. è più facile da dirsi che da farsi, è un brano semplice e scorrevole, con Kim stavolta vocalist di turno e un assolo di tastiere e chitarre sul finale. New Gospel, ispirato da una passeggiata nelle strade di Londra, è un motivo decisamente accattivante grazie anche all'incalzante ritmo dettato dal basso e al particolare riff strumentale. Swept away, è il deserto dell'Arizona o quello del Nuovo Messico che suggerisce a Darden di immaginare dove siano finiti due vecchi innamorati, è un buon testo, forse un po' scontato nel suo incedere tuttavia sempre delicato e raffinato nell'arrangiamento strumentale.