Richard Buckner è uno dei giovani cantautori di maggior talento emersi in questi ultimi anni. Originario della California, Richard ha un'anima inquieta ed errabonda, che lo induce ad una vita intinerante attraverso gli States. Inizialmente suona accompagnato da una band i Doubters, ma è con la sua carriera solista che raggiunge i risultati migliori. Dotato di una voce splendida, dalla timbrica profonda ed intensa, Buckner scrive canzoni impregnate di poesia, sentimenti e male di vivere, dal carattere intcriore e malinconico.
Fin dagli esordi, predilige la situazione acustica, in cui, accompagnata da pochi strumenti, la sua voce emoziona profondamente, ed il suo primo album
Bloomed, di recente ristampato con l'aggiunta di bonus tracks, suscita subito l'interesse degli addetti ai lavori, grazie al nome di
Lloyd Maines associato alla produzione. Il successivo
Devotion + doubt viene edito da una major, ma l'estetica scarna di questo cantautore non cambia di una virgola, imponendo una fervida vena compositiva ed una personalità fuori dal comune. Ma è con il terzo album
Since, che Buckner sigla il suo capolavoro, grazie all'accompagnamento di una strumentazione elettrica, che esalta la drammaticità del canto ed imprime alle canzoni una forza ed un'energia, finora solo sfiorate.
L'ultimo
The hill è un progetto decisamente particolare, in cui il cantautore decide di mettere in musica
l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters: scompaiono le canzoni, mentre troviamo diverse partiture di uno stesso tema melodico. Accompagnato dai Calexico,
Joey Burns e John Convertino, Buckner compie un'operazione decisamente non facile e coraggiosa ed il risultato è eccellente, anche se non immediato. Il nuovo album di questo artista è costituito da una raccolta di demo del periodo immediatamente precedente la pubblicazione di
Devotion + Doubt, la maggior parte di queste canzoni, con arrangiamenti e veste sonora diversi, compariranno su quell'album, mentre alcuni scivoleranno sul successivo
Since.
Tutte le composizioni sono qui eseguite solo voce e chitarra, ed a questa situazione scarna ed essenziale è riferito il termine demo, dato che le canzoni hanno una forma compiuta e un'incisione perfetta. Con sonorità in bilico tra la tradizione country ed un folk desertico, Buckner raccoglie una serie di interpretazioni dall'incredibile purezza e di profonda intensità. Splendide e glabre melodie in bianco e nero, modulate sulle corde della chitarra acustica, ci accompagnano nei paesaggi interiori segnati dalla malinconia dipinti dalle liriche della limpida
On traveling o della bluesata e triste
Boys, the night will bury you. Tutte le canzoni meritano un ascolto attento, dalla dolce
Song of 27, alla bellissima
Jewelbomb, uno dei brani migliori di
Since, alla distesa
A goodbye rye, alla spigolosa
Roll.
Breve ed intenso, questo album mette a nudo l'essenza della poetica di Buckner, un cantautore che, al pari di Townes Van Zandt, anche in versione acustica, è in grado di comunicare sensazioni e vibrazioni, che non si dimenticano facilmente.