ROBERT BECKER (Shakeup)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Senza usare troppi giri di parole Shakeup è realmente una gradita sorpresa e Robert Becker un più che promettente autore venuto allo scoperto dalle mille luci di New York. Non è la prima volta che il Busca si occupa di lui, ma se in precedenza aveva messo in mostra un'attitudine fondamentalmente folkie, con il suo ultimo lavoro si scopre rocker di razza superiore, spiazzando un po' tutti coloro che lo avevano inserito nel calderone del circuito alternative-country.
Per sound generale, arrangiamenti e produzione, il disco lascia perplessi ed indecisi ad un primo impatto: le sonorità impresse in ogni singolo episodio sembrano infatti provenire da un altro decennio, diciamo metà anni ottanta, e lasciano parzialmente in sospeso un giudizio sulla personalità dell'artista. Poi ci si accorge pian piano della forza di queste canzoni e del loro essere sfacciatamente contro corrente: un rock dalla fortissime tinte urbane, che, dalla enigmatica latitanza di un personaggio quale Kevin Salem, non riuscivamo più a sentire con tale e tanta ispirazione.
Non credo sia un'esagerazione descrivere Robert Becker con queste parole, anche se margini di miglioramento ne rimangono parecchi ed una produzione più consona ai tempi potrebbe giovare al suo songwriting. Intanto godiamoci la forza d'impatto delle chitarre dello stesso Becker in coppia con Michael Barile, protagoniste assolute per tutto il disco ed innegabilmente basilari nel rendere epico il passo di alcune rock ballads quali Who Needs You o Road To Providence. Le suggestioni ricreate in Shakeup sono dunque quelle di un malinconico viaggio notturno tra le "streets of fire" della città, magari sotto un cielo di battente pioggia autunnale.
Lo si intuisce fin dal primo ascolto di The Lowering Sky, ballata urbana dai risvolti oscuri e con una singolare chitarra solista di impostazione quasi heavy, oppure negli scrosci di cruda elettricità che attraversano e rompono il passo acustico di Change The Channel. Vera chicca infine la versione stravolta di If You Could Read My Mind del folk singer Gordon Lightfoot, che una volta nelle mani di Becker diventa puro rock'n'roll da strada maestra, percorrendo gli stessi sentieri che hanno reso insostituibile l'opera di gente come John Mellencamp e Tom Petty: non foste convinti, mettetelo alla prova in A Port In Every Strom, dove le sue radici ed influenze non sono più un mistero.