RODNEY CROWELL (The Houston Kid)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Assente da quattro anni dalle scene, Crowell, uno dei più noti autori country rock, torna con un disco ambizioso. L'album, il primo per la indie Sugar Hill, è prodotto con cura e si avvale di musicisti di fama come collaboratori: Johnny Cash, Benmont Tench, John Jorgenson. The Houston Kid ha un suono elettrico e conferma la vena dell'autore. Come molti scrittori Crowell è più conosciuto per le sue canzoni che per le sue interpretazioni. Inoltre è anche un produttore di vaglia.
Rosanne Cash, che è stata sua moglie per 13 anni, ha dato lustro alle sue composizioni. Le canzoni di Roclney si sono ispirate spesso alla vita coniugale con Rosanne. Come musicista Crowell, classe 1950, ha iniziato facendo il turnista e suonando per diverso tempo nella Hot Band di Emmylou Harris, quindi ha debuttato nel '78 come solista per la Warner e poi, nel corso degli anni ottanta, ha seminato diversi dischi sul suo percorso, sopratutto per la Columbia, tra cui Diamonds & Dirt, considerato da molti il suo lavoro migliore.
Le sue canzoni sono state interpretate, tra gli altri, da Emmylou Harris, Rosanne Cash, Oakridge Boys, Waylon Jennings, Foghat, Bob Seger, Jimmy Buffett, Alan Jackson, Trisha Yearwood, Nitty Gritty Dirt Band, Carlene Carter e Willie Nelson. The Houston Kid è un disco diretto, che ci presenta un autore che non ha mai cercato di adeguarsi ai mutamenti di gusto del pubblico. Telephone Road inizia di gran carriera con la batteria che pressa e l'organo che fa da sfondo: la composizione è lineare, con la voce in primo piano, belle chitarre in evidenza, ma la canzone decolla a fatica.
The Rock of My Soul è una ballata elettroacustica, dalle tonalità country blues, giocata su voce e chitarra, parzialmente autobiografica: la ritmica entra a metà e la canzone si riempie di suoni. Già questo brano è di una qualità decisamente superiore al precedente, sia per la vena lirica dell'autore, che per l'interpretazione stessa, vissuta e molto sentita. Why Don't We Talk About It è una ballatona elettrica alla Bob Seger, con chitarre in gran spolvero ed una melodia di fondo che entra sin dal primo ascolto: Rodney fa pura american music, con le radici molto legate al passato.
Un rock 'n' country molto anni settanta. Cambio di scena: I Wish It Would Rain è una piccola gemma acustica. Inferiore, tutta giocata sulla voce e la chitarra, lascia uscire una melodia nitida, raccontata dalla voce cristallina dell'autore. Proprio in canzoni come questa, dove non c'è modo di nascondersi, Crowell mostra il suo talento e la sua costante crescita come autore. Wandering Boy è solo gradevole, nulla di nuovo, ma si lascia ascoltare. Splendida per contro la rilettura di I Walk The Line (Revisted). Si tratta di una canzone nella canzone: infatti Rodney ha scritto una ballata che prende spunto dal riff originale del brano di Johnny Cash e ci ricama sopra una composizione molto godibile.
Di grande effetto il ritornello della vera I walk The Line cantato dallo stesso Johnny Cash, supportato da un suono robusto, a cui fa da contrasto l'entrata vocale di Crowell. Da sola potrebbe valere la spesa. Highway 17 è un ballata amara e quasi acustica, parlata più che cantata, che evidenzia un lato meno conosciuto dell'autore. U Don't Know How Much I Hate U è canzone d'amore e di livore, elettrica e solida nella costruzione sonora, ma piuttosto scostante nelle liriche: ma la canzone, un rock 'n' country sapido, funziona a dovere. Banks of The Old Bandera è una composizione romantica, dalla musicalità intensa, in cui una voce addolcita ed un'acustica fanno da intra ad un brano costruito sulla memoria.