Non si tratta di un disco nuovo, bensì di una videocassetta dal vivo (niente DVD, almeno per il momento). Attenzione perché il Video è edito solo in Usa ed è col sistema NTSC, quindi non è visibile se non avete un videoregistratore Multistandard ed un televisore Trinitron (non sono due marche, ma dei sistemi che permettono la lettura di video che hanno un codice diverso dal nostro). 70 minuti di classico Earle sound con la recentssima formazione dei Dukes.
Steve Earle, voce chitarra mandolino armonica,
Eric "Roscoe" Ambel, chitarra e seconda voce,
Kelly Looney, basso e seconda voce,
Will Rigby, batteria e seconda voce.
Una versione meno tosta dei Dukes, più propensa ad un suono roots oriented, sicuramente all'opposto di quella spigolosa che aveva registrato l'unico album dal vivo del cantante,
Shut Up and Die Like and Aviator, edito nel '91. E questa formazione dei Dukes è superiore a quella, ed anche all'altra che abbiamo visto a Milano qualche anno fa, con
Buddy Miller in formazione. È vero che il suono è meno duro, ma se la chitarra di Ambel rimane rock, la ritmica è meno ruvida ed Earle è più propenso a mettere in evidenza le sue ballate. Il concerto è incentrato sul materiale tratto dal recentissimo e pluridecorato dal Busca
Transcendental Blues ed è registrato in un teatro canadese con il pubblico seduto, ordinato ed attento, come piace a noi vecchi aficionados del vero rock.
Earle è in forma, leggermente ingrassato rispetto allo scorso anno a Chiari. Inizia il concerto con bel paio di occhiali ed attacca proprio con il rock strascicato di
Transcendental Blues, ma sono le ballate a prendere il sopravvento, da
Another Town alla bella
I Can Wait, per finire con la triste
The Boy Who Never Cried.
Steve's Last Ramble è un canzone fortemente influenzata dalla musica irlandese e l'interpretazione di Steve & Band è da manuale, come pure nella struggente
I Don't Want to Lose You Yet o nella splendida
Whenever I Go.
La band gira molto bene e lascia ampio spazio alle melodia di Steve: pensavo che Roscoe fosse più duro, invece sa suonare in modo lirico e crea la giusta base alla voce arrocchila e tesa del leader. Una trascinante
Fearless Heart dà lustro alla performance, poi è la volta della tenue
Halo 'Round the Moon che apre la via alla festosa
The Galway Girl dove il manager di Earle,
Dan Gillis, come già aveva fatto qualche anno fa ai Magazzini Generali, si esibisce al whistle. Dopo l'aria irlandese ecco la dura
Copperhead Road. Il concerto si chiude con la struggente (contro la pena di morte)
Over Yonder (Jonathan's Song) e con la tersa
All My Life.
Un concerto tonico, ben suonato, piacevole, con Earle in forma ed una solida band al suo seguito: l'incisione è eccellente e la resa video ottima. La cassetta contiene anche due video musicali, entrambi diretti dal regista
Amos Poe, che ha dei trascorsi cinematografici non da poco:
Transcendental Blues, originale per come è presentato, tutto a spicchi con le varie interfacce che si incastrano l'una nell'altra e la toccante
Over Yonder (Jonathan's Song).
Quest'ultimo video merita due parole. Inizia con una terribile dicitura: negli ultimi cinque anni George W Bush ha mandato a morte, tramite la sedia elettrica, 140 persone. Poi, mentre la voce di Earle canta la triste ballata su un condannato a morte di cui non si è mai dimostrata la colpevolezza, scorrono i volti di buona parte dei centoquaranta mandati a morire dall'ex governatore del Texas. Earle non si vede mai, solo la sua voce ed una lugubre sequenza di volti. Ora il boia è salito sulla cattedra più alta. Steve tieni duro, molti la pensano come te.