MARK DAVID MANDERS (Tales From The Couch Circuit)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  31/01/2004
    

Mark David Manders, 35 anni compiuti da poco, inizia a praticare musica all'inizio della corrente decade. La sua attività si svolge più che altro ad Austin e dintorni. Prima fa il solista, poi forma un duo. E comincia farsi le ossa: è un fanatico di Jerry Jeff Walker ed apre i concerti di gente del calibro di Gary P Nunn, Robert Earl Keen, Steve Fromholz e Rusty Wier. La sua vita cambia radicalmente nel '93, quando incontra David Bennett.
Con lui incontra il partner ideale e, dopo poco tempo, forma la sua band: Nuevo Texas. Incide un primo album (ormai irreperibile) nel '94 Headin' Out West. Poi continua a suonare e ad accumulare esperienza. E verso la fine del '97, entra nuovamente in studio, questa volta con il supporto, come produttore, del grande Lloyd Maines, ed il risultato è lo splendido Tales From The Couch Circuit. Disco sapido, dalle tonalità roots molto variegate, ha Walker come maestro ma non è country come si potrebbe pensare bensì profondamente cantautorale.
Mark è dotato di una voce espressiva, scrive molto bene ed è supportato da una serie di musicisti di prim'ordine, guidati dal mago Lloyd. Il già citato David Bennett, violino e mandolino, Russ Sherefield, basso a corda, lo stesso Lloyd Maines, chitarra-dobro-mandolino, Mark Patterson, batteria. Ed il disco, quarantadue minuti, è godibile dalla prima all'ultima canzone. Apre Three Sheets to the Wind, attacco cantautorale, chitarra spagnoleggiante, atmosfera giusta e voce perfettamente intonata.
The Fiddle Plays è un brano di grande profondità (probabilmente il migliore del lavoro): la voce espressiva di Manders duetta bravemente con il violino di Bennett e la ballata, piena di fascino, coinvolge sin dal primo ascolto. L'uso degli strumenti a corda crea un tappeto sonoro molto gradevole. Koolaide è più elettrica, ma non di molto: il passo è quello del cantautore (texano), con la batteria che spazzola ed un dobro che tende la melodia: Mark gioca con la doppia voce (Terry Gaddis) e la canzone scorre che è un piacere. Grande finale strumentale. Three Day Weekend è più attendista: la melodia si apre pulita, la voce fa le pause giuste e la canzone entra di primo acchito. Rodeo Song è mossa e orecchiabile, assomiglia ad un vecchio brano di Gordon Lightfoot rivisitato con un feeling molto più roots. Coast of Madagascar è evocativa e interiore: tipica melodia d'autore si sviluppa tramite la voce nitida del protagonista ed un accompagnamento filtrato sul basso acustico.
Splendido il ritornello, quasi buffettiano, dotato di una melodia toccante. Il disco prosegue su questi livelli regalandoci altre grandi canzoni come la mossa Friend Like You, un country folk di spessore, Last Night, un racconto texano alla Joe Ely, Tom Bodett, storia di un amico, vissuta con un country tune pieno di ritmo e toccato dalla penna felice del suo autore. L'album si chiude con Tracy Walls & One Too Many Roads. Piccola gemma dal grande Texas.