STEVE WYNN (Take your Flanky and Dangle)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  31/01/2004
    

Le raccolte di materiale inedito vengono spesso considerate dal mercato, dei prodotti minori sebbene la pubblicazione di Tracks di Springsteen e di Philosopher's storie di Van Morrison abbiano ultimamente sfatato questa convinzione, benché occorre considerare che la statura artistica di questi due interpreti sia ascrivibile ad una ristretta cerchia di musicisti. Steve Wynn pur non raggiungendo il successo di Springsteen, ha toccato l'apice della fama negli anni ottanta con i Dream Syndicate e negli anni novanta ha saputo forse meglio di altri compagni di ventura, scrollarsi di dosso le ceneri del Paisley Underground ed intraprendere una prolifica carriera da solista, che ne ha cultizzato le gesta.
Autore di album di valore come l'ultimo Sweetness and tight e consumato rocker in esplosivi spettacoli dal vivo, Wynn ha mantenuto intatta la propria vena creativa. Take your flunky and dangle è una raccolta di outtakes e rarità che da voce ai "figli minori" di Steve, a quelle canzoni che per un motivo o per un altro l'autore ha estromesso dai suoi album ufficiali.
Forse a causa della produzione semplice ed in alcuni casi ridotta ai minimi termini, il materiale presentato in questo album pone l'accento sulla spontaneità e sulle capacità compositive e cantautorali dell'artista. Accompagnato da un manipolo di soliti noti tra cui John Wesley Harding, Robert Lloyd, Chris Cacavas e Gary Eaton, Wynn propone una serie di brani composti tra la seconda metà degli anni '80 e la prima dei '90, dei quali il gruppo più consistente è costituito da outtakes di Fluorescent, l'album del 1994 che coinvolgeva molti di questi musicisti. Take your flunky and dangle sembra presentare uno Steve Wynn dalle molteplici sfumature: il vigore folkblues di The Woodshed blues incisa in occasione di una performance radiofonica e scritta il giorno stesso, delle scarne The boxing song e A.A..
L'energia rock delle due versioni di Gospel, la prima costruita su un solido giro di basso e sulle tastiere, la seconda torbida e quasi waitsiana, del demo di The subject was roses scosso dalle sferzate acide del rock dei Dream Syndicate; l'anima country di Counting the days, fresca e rilassata, tutta giocata sulle note del mandolino di Lloyd; la vena cantautorale della soffusa Animation, della melanconica Closer e di It only comes out at night, con un'armonica dylaniana suonata in via eccezionale dallo stesso autore e come ospiti John Convertino e Howe Gelb dei Giant Sand.