Cognome italiano ma provenienza midwestern,
David Zollo fa parte del circuito artistico dell'lowa, uno stato che annovera songwriter e musicisti di sicuro interesse. Vengono da quella terra sia Greg Brown sia Bo Ramsey, oltre a nomi minori come
High and Lonesome. Da quel gruppo, artefice di un paio di album nello stile degli Uncle Tupelo, è fuoriuscito David Zollo che in
Uneasy Street si fa aiutare dal rinomato
Greg Brown (presente nella titletrack ed autore di
Poor backslider) e da
Bo Ramsey, il cui tocco chitarristico segna in modo evidente tutto il disco. Il suo stile chitarristico morbido, bluesy, che ricorda da vicino il laid-back di J. J. Cale si adatta perfettamente alla voce, al piano e all'organo di David Zollo, songwriter che coglie l'essenza della sua terra con canzoni laconiche, autunnali, perdenti ma affascinanti.
Le ballate di Zollo sono come l'Iowa, sono dolenti, pigre, grigiastre, colgono l'atmosfera sonnolenta di tante smalltown anonime in cui i giorni si susseguono tutti uguali, senza sussulti e cambi di scena. Perse nel grande nulla del Midwest americano, le canzoni di Zollo strascicano lente un blues che non è quello di Chicago o del Mississippi ma è un dolce lowdown di chitarre elettriche e acustiche, un ritmo sornione non troppo evidente, una voce distratta e quasi rassegnata, un piano che è tutto fuorché lo strimpellare eccitante ed esagitato di Jerry Lee Lewis. Chi ha apprezzato le atmosfere lazy, perse tra i neon di una cittadina semideserta e i boschi fuori città di
In the weeds di Bo Ramsey qui ci può trovare il naturale seguito perché il laid-back delle chitarre è il medesimo e la voce tramanda un'identica sensazione di isolamento e calda malinconia.
David Zollo forse è più autore e meno musicista ma questo non toglie nulla al sound «dimesso» e low-fi del disco che si fa apprezzare per la stringatezza degli arrangiamenti e per l'intelaiatura essenziale delle canzoni. Canzoni che seguono generalmente l'andamento della ballata midtempo ad eccezione di qualche blues e di qualche rock più veloce. Fanno parte di questa risma
Brush factory blues, più che un blues un vero proprio rock'n'roll e
Washington count blues, un ragtime mischiato con del dixieland dove predominano le luci soffuse, le chitarre alla Charlie Christian, il jazz dell'ora tardi. Fa da padrone il piano come spesso succede in tutto
Uneasy Street.
Non lo si senta mai strimpellare con foga e nervi ma è sempre presente dietro la voce e le chitarre (quella di Ramsey e quella di
Andy Carlson), fa il ritmo a volte ma soprattutto è il leader di una band che suona a volume ridotto. C'è in
This time e in Uneasy Street, assieme all'hammond, due pezzi che sono il manifesto dello stile fascinosamente
low profile di Zollo, c'è in
Poor backslider ballata bluesy scritta da Greg Brown, c'è
In things not ideas ed The girls I used to know, due pezzi con violino e accordion che colgono il lato più country e pastorale dell'autore. Altre menzioni vanno a
Kissed by the fingers of angels brano lento e crepuscolare con un backing femminile e
I'm gonna fly, rock swingato con il piano di Zollo a distribuire feeling e classe.
Ma è tutto il disco ad avere compostezza ed omogeneità e a rivelarsi uno di quei B-record cui è facile perdersi dietro. Come per
In the weeds di Bo Ramsey,
Slant 6 mind di Greg Brown (in ambito più cantautorale) e
Far from perfect di Duane Jarvis (in ambito più rock).