PAT GREEN (Here We Go)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Non è un novellino, questo texano. Lo abbiamo già nominato, in breve, nelle decine di nomi che segnaliamo ogni volta. Lo abbiamo accomunato a Jerry Jeff Walker e non a caso. Infatti Pat, molto popolare a casa sua, è un cantautore country rock dal piglio fiero e vigoroso che si rifa, parzialmente, al vecchio cowboy di Luckenback e Terlingua. Green fa parte del new breed country roots di Austin. che conta nomi emergenti come Owen Temple, Roger Creager, Cory Morrow e, altri già noti, come Jack Ingram, Reckless Kelly ed i fratelli Robison. Green, che ha già tre dischi al suo attivo, esegue un country rock robusto ed elettrico che affonda le sue radici, oltre che in Jerry Jeff, anche in Joe Ely.
Ha esordito nel '95 con Dancehall Dreamer, ha bissato nel '97 con George 's Bar ed ora tenta il salto con un disco dal vivo, un concerto pulsante e vigoroso, un'ora secca di musica, cioè Here We Go. Dietro a Pat c'è l'onnipresente Lloyd Maines che ha prodotto tutti i dischi, ed il suono risente chiaramente la presenza dell'esperto texano. Uomo di poche parole e molti fatti, Green si presenta sul palco con una band solida e ben calibrata: Pat, voce e chitarra, Michael Tarabay, basso, Brendon Anthony, fiddle, Justin Pollard, batteria, Chris Schlotzhauer, pedal steel e chitarra, Lloyd Maines, voce e chitarra, Brett Danaher, chitarra. Quello che colpisce del disco, ma anche dei due precedenti, è la forza e la sicurezza del suono, la dirompente vitalità di fiddle e pedal steel, il bel gioco delle chitarre, la solidità della sezione ritmica.
Inoltre Pat è dotato di una voce chiara e diretta, che ben si adatta alla rilettura di una musica country, rivista con l'orecchio di oggi e suonata senza fronzoli. Discepolo di Jerry Jeff ed amico di Jack Ingram e Chris Wall, Green compone il materiale che esegue e questo live conferma questa tendenza, con solo due covers su quattrodici canzoni. George's Bar è uno dei suoi brani più popolari (è anche il titolo del secondo CD), e la canzone conferma la regola: voce chiara, gran ritmo, suono pulito e grinta da vendere. Il fiddle impazza subito, la ritmica ci da dentro alla grande e la canzone parte in quarta. John Wayne & Jesus ha un titolo se non altro poco usuale, ma è anche una calda ballata texana; Southbound 35, introdotta dall'acustica, a cui fanno subito da contrasto violino e ritmica, è una composizione walkeriana. Me & Billy the Kid è una cover selvaggia di un notissimo brano di Joe Ely: Green la rilegge alla maniera di Joe, con intro parlato e, quindi, gran ritmo e continuo rincorrersi degli strumenti. Dancehall Dreamer è una canzone nostalgica, dotata di una melodia classica, e fa da apripista per la ritmata Down to the River.
Poi c'è la lunga I like Texas canzone manifesto del suono di Green che si fa notare per il ritmo acceso, per la melodia diretta e per la le continue digressioni degli strumenti, con steel guitar e fiddle in gran spolvero. # 2 è una sorta di seguito della precedente, con un intro tipicamente texano, e con la band che segna il tempo alla grande. Il motivo, molto orecchiabile, ci fa muovere istintivamente il piedino: puro hony tonk texano. Nightmare rallenta un attimo il ritmo e concede una pausa di riflessione, mentre West Texas Holiday è elettrica e molto walkeriana. Chiudono il lavoro la bella If I had a Million, una divertente introduzione alla band, la carismatica Songs About Texas (di Walt Wilkins) e Here We Go.