JOHN MOHEAD (Mary's Porch)
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  Recensione del  31/01/2004
    

"Risale al 1995 l'esordio di John Mohead, Lula City Limits: una boccata d'aria fresca per gli appassionati di southern accents che ritrovavano, tutti insieme, il blues e William Faulkner, l'aria dei Little Feat e quella dei Grateful Dead (la sua versione di Going Down The Road non sfigurava, a confronto), il Mississippi e la confraternita degli Allman Brothers: home sweet home, insomma, con belle chitarre elettriche (spesso e volentieri slide), canzoni colorite, una voce roca e calda capace di risvegliare vecchie emozioni. Il seguito, Mary's Porch, non cambia un virgola, anche se John Mohead ha rinnovato completamente i collaboratori ed, anzi, si concentra ancora di più sull'epica sudista con titoli che parlano chiaro: Muddy Water (e subito gli sfugge la citazione letteraria, in questo caso per Mark Twain), Tram' Leavin Lula, Son Of The South, Delta Triangle e la ripresa di Due South che è un po' il suo manifesto, sono l'ideale guida in versione rock'n'roll della vita oltre la Mason-Dixon line.
Come già succedeva Lula City Limits, di John Mohead piace l'attaccamento ai canoni southern e il vigore nella sua interpretazione degli stessi: oltre alle chitarre (con cui sa destreggiarsi con una certa abilità) spiccano il piano e l'organo, come se dietro ai tasti ciondolassero barba e capelli di Gregg Allman, i cori femminili che hanno il sapore del soul (da sentire nel finale di Missin' You) e, tra le note più evidenti, la sua voce che è un concentrato di bourbon, tabasco, miele e tabacco.
La miscela è forte come si conviene ad ogni buon angry southern gentleman (come direbbe Terrell, uno che se ne intende) e la qualità stessa delle canzoni rende Mary's Porch qualcosa in più del solito buon disco di old time rock'n'roll: se avesse Steve Gorman alla batteria, Muddy Water potrebbe stare comodamente tra le canzoni più soulful di By Your Side dei Black Crowes; Train Leavin' Lula ha un mandolino (Keith Sykes) che spruzza ricordi del John Hiatt di Slow Turning; il finale chitarristico di Nobody's Gonna Love You celebra una volta in più (e non guasta mai) l'epopea infinita dei Lynyrd Skynyrd; I'll Take The Highway comincia con un piano ragtime; Here To Stay ha swing da vendere e i Little Feat nel cuore; le ballate {Son Of The South e Mary's Porch tra le altre) non si perdono nelle chitarre acustiche ed hanno la stessa tensione ideale dei brani elettrici.
Il tutto a conferma che gli omaggi di John Mohead alle sue radici southern (dove del resto è cominciata la nostra storia) valgono ampiamente il prezzo e ribadiscono la vitalità e la duttilità di un sound spesso ingiustamente bistrattato.