TOM RUSSELL (The Man from God Knows Where)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Tom Russell ha scritto il suo capolavoro. Il cantautore, originario di New York, è arrivato alla maturità dopo una carriera lunga, con diversi dischi al proprio attivo. Musicista dotato, scrittore di vaglia, Russell ha scritto canzoni che sono state interpretate da diversi musicisti (Johnny Cash, Joe Ely, Suzy Bogguss, Jerry Jeff Walker, Nanci Griffith, Dave Alvin, Ian & Sylvia Tyson, Janie Frickie, Peter Case, Hugh Moffatt e Barrence Whitfield). Negli anni ha migliorato la sua scrittura ed ha messo a punto dei dischi importanti : sopratutto gli ultimi anni lo hanno visto crescere a livello di autore, come dimostrano i recenti The Rose of San Joaquin e The Long Way Around.
Ma guardando al passato ci sono album come Road to Bayamon, Poor Man's Dream e Hurricane Season che dimostrano il valore del musicista. Russell ha molte influenze : country, musica Tex Mex, folk, musica irlandese. E le sue canzoni, come quelle di Greg Trooper, risentono di questo particolare cocktail. D'altronde da uno che ha composto un brano come Gallo del Cielo è lecito attendersi sempre grande musica. E poi, da quando ha firmato per la Hightone, come l'amico-collega Dave Alvin, l'aria che gira nell'etichetta californiana gli ha fatto bene, molto bene.
The Man From God Knows Where è una saga famigliare : narra la storia della famiglia Russell attraverso le varie generazioni. Dall'lrlanda agli Stati Uniti. Ed il disco (che dura più di settanta minuti e contiene 26 canzoni), è di quelli che si sentono a lungo e che si gustano lentamente. Vocalmente Tom si fa aiutare dalla bravissima Iris De Ment, quindi da apparizioni di Dave Van Ronk, Dolores Keane, Sondre Bratland e Kari Bremnes.
Notevoli anche gli strumentisti che supportano l'album: l'amico di sempre Andrew Hardin, Knut Reiersrud, Eoin O'Riabhaigh, Hank Bones, Annbjorg Lien, Anders Engen e Jorund Bogeberg. Il disco, nei suoi vari brani, segue una storia, che si sviluppa attraverso vari personaggi: il suono sta giusto a metà tra musica irlandese e ballate western, folk songs e composizioni tradizionali. The Man from God Knows Where ricorre quattro volte nel disco: si tratta di una ballata dal tessuto elettro-acustico, di stile western, cantata con voce grave da Tom.
Stile asciutto, voce ad hoc, strumentazione diretta: il brano, molto epico, introduce benissimo la lunga saga. Wayfarin' Stranger è un traditional di origine irlandese: Iris De Ment interpreta benissimo la canzone (che ricorre altre due volte, ma in versione differente, come d'altronde anche il primo brano), mentre la parte strumentale è centellinata. Patrick Russell è una ballata dai toni epici, cantata da Tom, ben coadiuvato da Iris, e si regge sulla voce del leader e su una parte strumentale nitida ma in continuo crescendo. La voce forte e profonda di Dolores Keane introduce la tradizionale (irlandese) Mary Claire Malloy.
Poi prende corpo una splendida giga irlandese e la canzone assume i connotati di ballata classica. The Outcast è il carachter interpretato da Dave Van Ronk ed è il brano che mi piace meno dell'intera raccolta (alla fine c'è un bis): si tratta di una canzone quasi parlata, con una strumentazione secca, che fa a pugni con il resto del lavoro. Importante dal punto di vista del testo, meno da quello musicale. Ambrose Larsen trae parte della sua melodia dalla musica tradizionale Norvegese: canta con voce "antica" Sondre Bratland, sostenuto dalla brava De Ment.
Canzone molto seria, rimane ancorata rigorosamente alla tradizione. The Dreamin' vede di nuovo in azione la voce di Tom, questa volta doppiato da Dolores, ed è una ballata dal tessuto melodico coinvolgente : il ritornello entra subito in circuito e la bella voce di Russell si memorizza di primo acchito. The Old Northern Shore racconta della nostalgia che riempie il cuore quando si lascia la verde Irlanda : il violino struggente, la melodia di stampo tradizionale, le voci di Kari Bremens e Sondre Bratland, ci riportano alle canzoni dei marinai. Dopo un primo interludio con la canzone spartiacque The Man Trom Gods Knows Where (che rimane un motivo epico di prima grandezza) ecco la folk ballad Anna Olsen, tenue racconto ben sostentuto dalla voce candida di Kari Bremnes.
La voce profonda di Russell ci riintroduce invece nella saga con una racconto in stile western: si tratta della ballata elettroacustica Rider on an Orphan Train (scritta da David Massengill) sostenuta solo da una chitarra e dalla sua voce carica di significati. Acres of Corn è una composizione country folk, cantata da Iris De Ment, e strumentata in modo caldo e coinvolgente. Di nuovo l'interludio The Man From God, sempre Tom voce e pochi strumenti: ascoltando più volte il disco si fa fatica a staccarsi da questo motivo ricorrente che chiude i vari periodi della storia e che da un fondo maggiore all'opera.
Sitting Bull in Venice parla della visita di Toro Seduto a Venezia: Russell racconta l'aneddoto con la solita vena epica, ma la canzone risulta leggermente inferiore al resto del lavoro. The old rugged cross è un vecchio gospel (lo faceva anche Cash) riletto dalle voci di Iris e Kari. Di nuovo Kari per la malicnonica Anna Olsen's letter home, mentre Sondre ci regala scampoli di tradizione nordica con la breve Eg er Framand. When irish girls grow up è una fresca e piacevolissima ballata country folk, cantata dalla Keane e dalla De Ment. Lasciato il vecchio continente la saga si sposta definitivamente in Usa.
Casey Jones è un grande racconto western dal tessuto folk, suonato in modo diretto e cantato con la solita grande voce da Tom. Splendida Chickasaw county jail che sembra uscita da un vecchio disco di Johnny Cash: infatti la ballata, dai toni epici e molto legati alla tradizione, vive sulla voce stentorea di Russell e su un accompagnamento scarno ma molto equilibrato (come nella miglior tradizione dell'Uomo in Nero). Di nuovo Wayfaring Stranger, ma in versione strumentale, grazie allo straordinario polistrumentista (il Cooder di Norvegia) Knut Reiersrud.
Throwin' Horseshoes an the Moon con le voci di Tom ed Iris, è una ballata folk che prende definitivamente corpo sul duetto vocale tra i due. Di nuovo tre brevi rivistazioni con una versione splendida della canzone che fa da filo conduttore The Man From God Knows Where, per chiudere il disco con Love Abides. Tom e la DeMent di nuovo assieme per una ballata melodica dai toni soffici, piena di nostalgia: si tratta della canzone che chiude la saga e che conferma la bravura di Russell autore, qui alla prova più ardua della sua carriera. Tom è cresciuto molto, la voce è adulta e profonda, la penna sa toccare i tasti giusti e muoversi al passo con le proprie radici, senza mai scadere nel già sentito.