RECKLESS KELLY (Acoustic)
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  Recensione del  31/01/2004
    

All'inizio il gruppo dei Reckless Kelly, che qualcuno ha già conosciuto per il loro Milligan, sembra riscaldarsi: belle chitarre acustiche, gran ritmo e un'intenzione chiara e decisa di dare al termine Acoustic un'accezione diversa da quello che ci si aspetta di solito. Il combo è compatto e macina swing attorno a Willy e Cody Braun (il primo con la chitarra, il secondo con il violino, tutti e due con le voci) che sono un po' i cardini dello show e delle canzoni comunque ben coadiuvati da Jay Nazz alla batteria, da un precisissimo Chris Schelske al basso e da Casey Pollock alla chitarra solista (sempre acustica).
Giusto un paio di canzoni, My Soul Aìn't Sold e Hottest Thing In Town per vedere come va e per provare l'insieme e poi una prima sorpresa: Don't Come Back scritta dello stesso Willie Braun è una bellissima canzone, con un drive davvero sostenuto (dovrebbe essere bluegrass, diventa rock'n'roll) e dagli ascendenti perfettamente visibili: tra i Reckless Kelly, lui deve essere il maggiore dei fans di Steve Earle, anche se gli altri devono aver consumato parecchio, un po' come noi, Train A Comin'.
Per quanto la voce dei Reckless Kelly possa sembrare proprio la sua, le influenze che emergono in Acoustic sono tra le più disparate e già dalla canzone successiva si carnbia registro vista la loro versione della classicissima Subterranean Homesick Blues, che diventa un rocambolesco western swing: e si capisce perché Joe Ely li ritiene uno dei più eccitanti live act del momento. L'arte delle cover (che non sono un giochino per i critici musicali) è qui sviluppata ai massimi livelli, tanto che i Reckless Kelly riescono a suonare una grande ed esilarante versione di You Shook Me All Night Long degli Ac/Dc, uno dei brani portanti di Back In Black.
Il violino occupa le parti che solitamente spetterebbero alla chitarra solista, Willy Braun non molla la presa e i Reckless Kelly macinano note su note instancabili e sempre sul pezzo. Senza rubare niente a nessuno perché Steve Earle viene ringraziato dalla bella rendition di My Baby Worships Me e le canzoni di Willy Braun (You Should Be Gone, Eight More Miles, Strung Out And Wound oltre alla già citata Don't Come Back) reggono il confronto rendendo Acoustic un disco che già al secondo ascolto lascia in segno.
Con un finale che è un'altra sorpresa visto che i Reckless Kelly chiudono il loro show con una Whola Lotta Love lunga un quarto d'ora: sembra suonata dai Waterboys di Fisherman's Blues o dai Pogues di sempre alla velocità dei New Grass Revival. Unplugged, sì, ma con idee, grinta e swing da vendere.