RAY WYLIE HUBBARD (Live at Cibolo Creek Country Club)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  31/01/2004
    

Nuovo album, numero sette (emissioni a tiratura limitata comprese), per l'ottimo singer songwriter texano Ray Wylie Hubbard, la cui carriera artistica dopo la sua prima fase non proprio fortunata della metà degli anni settanta, è in costante rilancio. Una proposta da acquistare alla cieca da parte di chi ha a cuore la musica che il nostro amiconato in Oklahoma propone da sempre. Un country folk rock blues sempre interessante ed intrigante. Di lui abbiamo detto che si può accostare a quei tanti altri 'outlaw cowboys' del sud, quali Joe Ely, Butch Hancock, Gary P. Nunn, Robert Earl Keen e così via, che hanno la musica vera nel sangue, che cantano la gente come essa è, con i suoi sentimenti le sue storie, la sua realtà multicolore, mai ricorrendo all'enfasi, sempre con controllo e misura.
Essendo dal vivo questo disco raccoglie ciò che di Ray è attualmente un po' il meglio della produzione, con un occhio di riguardo al suo ultimo prodotto Dangerous Spirits di due anni fa. Da questo album provengono infatti la gentile tex mex border ballad Without love, che descrive le ansie di un'anima che si sente perduta, Ballad of the Crimson Kings, un'altra deliziosa ballata dove c'è un omaggio alla musica di Gram Parsons e la fisarmonicista della band Lisa Mednick s'inserisce bene alle armonie vocali, Last train to Amsterdam e Last Younger Son, due belle canzoni, cantate un po' alla Townes van Zandt, che sono state avvicinate ai lavori letterari di Edgar Allan Poe e Thomas Elliott.
C'è naturalmente la splendida ballata Loco Gringo's Lament, notevole nella circostanza il break strumentale offerto, all'omonimo album da cui è ripresa anche l'impetuosa Wanna rock and roll, in lunghissima edizione fortemente elettrica. There are some days e The river bed, altre due lente, intense ed un po' oscure ballate dai toni sempre poetici, dovrebbero essere inedite.
Non poteva mancare When she sang amazing grace, da Last train of thought, divenuta ormai un classico del repertorio di Ray, colla sua andatura alla Will the Circle he unbroken e il suo brano più famoso, Up against the wall redneck mother, sempre trascinante e divertente e dove Ray si prende il tempo di chiacchierare, che già dal vivo era apparso nel suo disco del '79 per la Renegade Records. Da segnalare la presenza di Lloyd Maines al dobro e alla steel guitar nel quintetto di supporto.