Più beatlesiano e più potente dal punto di vista del suono è il nuovo album di
John P. Strohm, rocker vagabondo nato nella stessa città di Mellencamp, Bloomington ma oggi residente vicino
Vestavia, in Alabama, un suburbia che come scrive Strohm rappresenta "
l'assurdo cuore dell'America, la fuga dalla realtà, un posto dove ricchi e poveri, pericolo e sicurezza, tragedia e commedia, spacciatori di crack e uccelli esotici vanno a braccetto".
Alla città di
Vestavia John P. Strohm ha dedicato il suo decimo album dopo che negli anni ottanta, il nostro, aveva partecipato a quella Boston scene che aveva visto emergere Dumptruck,
Buffalo Tom, Pixies e Lemonheads. Proprio a Boston Strohm si stabilisce per diversi anni e con la fidanzata Freda Love e juliana Hatfield forma il trio pop delle
Blake Barbies. Suona nel circuito locale ma dopo qualche anno di attività il trio si scioglie e Strohm da vita ad acts dai nomi new-wave come gli Antenna e i Velo Deluxe e poi alla country oriented band
Hello Strangers.
Partecipa ad un album dei Lemonheads ma quando si stufa di Boston pubblica
Caledonia un lavoro che sposta i suoi interessi nei paraggi óe\Y alternative country o meglio del nuovo roots-rock. Da tutti questi cambiamenti e movimenti si capisce che
John P. Strohm è un'anima inquieta e quello di cui manca è forse una direzione chiara e convinta perché tra echi di Beatles, power pop, schitarrate selvagge, anni '80 e occhiatine rootsy l'artista corre il rischio di mettere troppa carne al fuoco e di non sapere bene dove andare a parare, spiazzando ogni volta l'ascoltatore.
Il che non è detto che sia un difetto ma alla lunga può mostrare la corda, comunque sia,
Vestavia mi pare meglio assortito, più vigoroso e meglio prodotto di
Caledonia e se le composizioni non sono tutte all'altezza della situazione almeno il sound è potente e rock. In realtà le influenze di Strohm sono soprattutto i quarantacinque giri pop degli anni sessanta e dei primi settanta e il suo intento dichiarato è quello di ricreare un power pop con le durezze dell'indie-rock degli anni '80.
In questa ottica si capisce come Vestavia ospiti melodie dal tratto innocente e leggero, che rimandano alla stagione dei sixties, magari arricchite di qualche coreografia orientaleggiante o psichedelica alla maniera dello Steve Wynn di
Sweetness and tight (senza però la presenza del Farfisa) e poi ci sia del pop duro un po' Pixies e delle rasoiate chitarristiche che fanno venire in mente alcune espressione: del grange se non addirittura, in
Edison Medicine, i Nirvana. Quello che non manca a
Vastavia è la varietà perché le canzoni hanno una loro storia ed una loro vivacità ed anche se
John P. Strohm sembra un tipo molto influenzabile da quello che gli gira intorno, il disco è tutto tranne che noioso.