BRUCE SPRINGSTEEN (18 Tracks)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Non si può costringere il pubblico a comprare un nuovo Cd quando di questo possiede già l'85% del contenuto. Non è un calcolo matematico ma una valutazione morale che, dispiace dirlo, questa volta coinvolge uno degli artisti più attenti ai propri fans e ai propri interlocutori, perché d'accordo che c'è di mezzo la casa discografica ma Springsteen è risaputo essere talmente pignolo nel proprio lavoro e nella propria produzione da non lasciare niente al caso. 18 Tracks è il riassunto dei quattro Cd di inediti di cui era costituito lo splendido Tracks a cui sono stati aggiunti tre ulteriori inediti non inclusi nel suddetto box. Sono Trouble Water, un rockaccio pestato e FM registrato a Los Angeles nel 1990 ai tempi di Human Touch con Roy Bittan alle tastiere, Randy Jackson al basso e lo scomparso Jeff Porcaro alla batteria, la vecchia The Fever, splendida ballata degli anni '70 intrisa di soul e jazz che ha fatto l'apparizione in diversi bootleg live di quella decade ma è rimasta confinata nella versione che l'amico Southside Johnny interpretava nel suo album I Don't Want To Go Home.
Springsteen la regala rispettando le seducenti cadenze della ballata soul con tanto di tastiere (Federici) e sax (Clemons), la riempie di quel mood che fa molto jersey Sound ma rispetto alla versione di Southside Johnny è più acerba e sembra sintonizzata su una velocità più ridotta. The Fever è una splendida canzone ma se devo proprio scegliere opto per la versione di Southside Johnny che meglio trasmette quel fascino nightlife e quell'implicazioni jazzy di cui il brano è ricco.
Il terzo inedito è The Promise, altro brano dei settanta richiesto a gran voce dallo zoccolo duro degli springsteeniani al momento della pubblicazione di Tracks, cosa che ha indotto Bruce ha ri-registrarla (era dal 15 luglio '78 che non la suonava più) il 12 febbraio di quest'anno e ad includerla in questo 18 Tracks. È una ballata intimista di sola voce e piano con un testo che racchiude l'universo della poetica springsteeniana degli anni 70: la città di provincia, Johnny che lavora in fabbrica, Billy che lavora downtown, la banda di rock'n'roll dove suonano, la strada e le promesse, i sogni e la costa, la gioventù e la thunder road.
Un brano romantico e blue-collar, espressione del Bruce di Born To Run. Le tre news finiscono qui perché gli altri 15 pezzi del nuovo Cd sono tutti nel box già pubblicato e da qui parte la mia considerazione sulla speculazione ai danni del pubblico, il quale, per avere questi tre "mitici" brani, sborserà altri soldi mentre non credo siano in molti quelli che compreranno questo estratto di quindici canzoni per "coprire" l'intero box di 4 Cd. Chi ci va di mezzo è proprio il pubblico di fans e di appassionati e questo lo si poteva evitare. La confezione fotografica è poi in tutto e per tutto uguale a quella del cofanetto mentre peggiore è la situazione dei due mini Cd di quattro brani ciascuno pubblicati contemporaneamente con una veste grafica che è quanto più distante ci sia (con quei colori freddi e quel tratto modernista) dall'estetica springsteeniana.
Qui poi il danno diventa beffa perché l'unico brano nuovo in due Cd è Missing pezzo della colonna sonora del film di Sean Penn Crossing Guard (Tre giorni per la verità). Il resto è costituito da Sad Eyes, Man At The Top e Take Em As They Come sul primo dischetto e I Wanna Be With You, Where The Bands Are, Born In the Usa e Back In Your Arms sul secondo. Non era meglio concentrare tutti gli inediti su un solo mini Cd e farla finita lì?!