KEVIN WELCH (Beneath my Wheels)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Quarto album per quello che considero, con Robert Earl Keen, il più misconosciuto tra i misconosciuti Songwriters Usa di matrice country. Troppo intelligente, diverso e personale per essere catalogato semplicemente come artista country, questo songwriter dell'Oklahoma spazia ancora una volta con disinvoltura tra sonorità folk e rock impreziosite da sonorità country elettro-acustiche di notevole efficacia espressiva e, diciamolo, di un gusto decisamente superiore a produzioni analoghe. L'atteso seguito di Life down here on earth, non a caso, viene pubblicato ancora una volta da una label come la Dead Reckoning. Si tratta infatti di una cooperativa autogestita formata da un gruppo di cantautori e musicisti della Nashville-area: Kieran Kane, Tammy Rogers, Harry Stinson, Mike Henderson e lo stesso Welch.
Un team di musicisti e producers di prinVordine che, per l'occasione, si mobilita tutto per la produzione della punta di diamante. Dopo dodici anni di oscuro lavoro a Nashville, dove si era trasferito grazie al suo lavoro di autore, egli ha debuttato nel '90 con l'album omonimo riscuotendo un discreto successo di pubblico ed una notevole accoglienza da parte della critica che aveva salutato in lui una delle rivelazioni della musica d'autore americana. Western beat, '92, contenente una delle countrysong più popolari degli ultimi anni, Something about you, lo consacrava come uno dei più interessanti nuovi autori (molti hanno attinto e continuano ad attingere songs alla sua fonte creativa) ed un interprete da seguire.
Quando la sua strada sembrava spianata, Kevin, nel '93, non rinnova il contratto con la Reprise ed opera una scelta originale coraggiosa fondando, con i citati personaggi della scena nashvilliana, una label indipendente che, tra l'altro, ha da poco ripubblicato i suoi primi due cds per la Reprise. Per ogni suo nuovo la lavoro, dobbiamo attendere anni, ma, come per il precedente Life down here on earth, ne vale realmente la pena. Beneath my wheels conferma la bontà delle sue scelte artistiche, scevre da qualunque compromesso commerciale, e l'integrità di un talento che ha pochi uguali.
Sonorità elettroacustiche molto semplici, scarne, asciutte, essenziali proprio come un western-sky, arrangiamenti di rara bellezza impreziositi dall'apporto di virtuosi ad ogni singolo strumento, creano atmosfere magiche e sognanti spesso evocative che lasciano il segno in ogni brano. Rendono ancora una volta al meglio il prezioso western-blend, tra country, folk e rock, di questo songwriter che sembra tornato ad esprimersi nell'essenziale purezza del sound degli esordi con canzoni altrettanto valide. Welch canta e scrive un nuovo capitolo dell'epopea western beat, una suggestiva e nostalgica dimensione musicale che le sue songs evocano sintetizzando il mondo musicale del country-man con quello del folksinger contemporaneo, un po' cantautore ed un po' rocker (Every Little Lie).
Kevin, facendo in modo che il suo lavoro "possa arrivare dalle sue mani alle vostre mani senza troppe fermate in mezzo", vi offre l'essenza incontaminata della sua musica come della sua poesia. Non c'è polemica nelle sue scelte artistiche, anzi vi è in lui la grandezza della modestia e dell'umiltà, dell'uomo che cerca di porgersi come realmente è. Il risultato o, meglio, il rinnovato scenario di magnifiche canzoni che Kevin Welch offre attraverso Beneath my wheels, è di una disarmante bellezza temporale. Un'opera che riflette l'intelligenza e la personalità di un personaggio unico nella scena cantautorale Usa.
A tanto progetto, sono parte integrante i suoi compagni d'avventura: Mike Henderson e Chip White, chitarre elettriche, Fats Kaplin, accordion, pedal steel e violino, Tony Harrell, organo, Harry Stinson, batteria, e Glenn Worf, basso, Kieran Kane, mandolino e voce. Da Beneath my wheels, dove ripropone il scintillante westernbeat sound che gli conosciamo al meglio (mandolino, chitarre e banjo legati dal pastoso sound dell'accordion), alla originale chiusura di 5001000 miles, è un susseguirsi di meraviglie. Everybody's gotta walk, è un viaggio Cooderiano nel gospel-blues del Delta: le voci a sostegno sono Bekka Bramlett, Isaac Freeman e Joseph Rice, mentre la "scivolosa" chitarra blues è di Mike Henderson.
Fold your wings è ancora ispirato e struggente western-sound cantautorale, come la polemica e drammatica Bastard nation o la romantica e dolce Anna Lise please, che ci offrono un Welch toccante ed al meglio delle proprie possibilità espressive. Ed in tanto splendore, non sfigurano anche i tre brani registrati a Copenhagen con musicisti locali, sonorità più dure e rock, dagli echi Bandiani o Younghiani: Hill country girl, Faith comes later e Full moon over Christlania. Alzate il capo verso tanta maestà musicale, fate una scelta originale, e scoprite pagine di musica "americana" non manipolata dall'industria prima di arrivare al consumatore finale. Una volta tanto le scelte dell'uomo e dell'artista senza alcun compromesso, coincidono.