Disco d'esodio per
Kenny Roby, già te dei
Six String Drag. La band del North Carolina ha avuto l'onore di avere un disco prodotto da
Steve Earle:
High Hat è stato purtroppo il canto dei cigno dei ragazzi e ia band, dono avere girato gli Usa in lungo ed in largo, si è separata. Almeno momentaneamente. Roby ha deciso di continuare, ha trovato un contratto in Europa, ed ha esordito con questo
Mercury Blues, disco con alti e bassi, che mostra comunque la sua buona vena come scrittore e ia predisposizione a creare musica non solo legata ai movimento insurgent country. Ma già i Six String Drag avevano ia pecuieriatà di fare canzoni personali, abbastanza a! di fuori degli schemi.
L'album, prodotto dallo stesso Roby con Brian McCay, ha però il difetto di essere troppo vario, saltando talvolta di palo in frasca. La triade iniziale è valida:
Mercury's Blues, corposo rock di chiara marca roots, cantato con voce duttile da Roby;
Book of Time, reggae rock sapido;
In a Dress, ballata acustica dalle tonalità autunnali. Anche
Why Cant't I Be You è da annoverarsi tra le più belle: suono vispo, voce in evidenza, ed una melodia che piace al primo ascolto.
Due Six String Drag,
Ray Duffey e Scott Miller, sono della partita, come pure la cantante-violinista dei
Whiskeytown, Caitlin Cary. L'album, molto breve (solo trenta minuti), ha ancora qualche freccia al suo arco:
Blow Wind Blow è una solida roots-ballad, mentre
In This Town è vagamente jazzy e fuori dagli schemi.
Jesus Tambourine è un rock facile facile ma abbastanza insipido, ne molto meglio è
Early Mornin' Blues. La conclusiva
Ace My Radio & Baseball ha spunti interessanti ed una solida melodia di fondo e risolleva parzialmente le sorti del CD. Un buon disco, ma mi attendevo qualche cosa di più.