Dwight Yoakam, il singer songwriter del Kentucky cresciuto nell'Ohio, portacolori di un hard country elettrico molto legato alla tradizione, non ha bisogno di presentazioni. Tutta la sua carriera abbiamo seguito e descritto puntualmente ad oggi, fin dal suo clamoroso debutto negli anni ottanta. Resta dopo tutto questo tempo uno dei nostri eroi positivi, perché rappresenta il rinnovamento più autentico della musica country negli ultimi trent'anni.
Questo che recensiamo è un greatest hits, ma non una mera operazione commerciale. È un'antologia che non si contrappone o sovrappone a quella edita dieci anni fa
Just Looking for a hit (che aveva due brani inediti), che si curava della sua produzione degli anni ottanta, perché si occupa, sia pure parzialmente, di quelli seguenti, ovverossia gli anni novanta, nel corso dei quali Dwight ha realizzato otto album. Qui sono considerati i primi cinque, ad eccezione del live del '95, per un totale di undici brani. Le scelte effettuate non sono sempre naturalmente condivisibili, sono chiaramente soggettive, ma si sa che siamo di fronte ad un artista di grande classe e qualità, la cui produzione è sempre stata di alto profilo e che perciò rende difficile ogni selezione.
Da
If there was a way del '90 provengono
Turn it on, Turn it up, You're the one, If only hurts when i cry, The heart that you own. Da
La Croix D'Amour del '92 (che non era un vero e proprio disco nuovo, bensì un misto di brani vecchi e nuovi), la splendida cover di
Suspicious Minds di Mark James. Da
This time del '93
A Thousand Miles from Nowhere, il brano di Kostas e James House
Ain't That Lonely yet, Fast as you, Pocket of the clown. Da
Gone del '95
Sorry You Asked? e Nothing.
Ciò che risulta alla fine interessante in ogni caso è l'inserimento di tre brani nuovi nella raccolta, che possono fare da richiamo anche per chi possiede tutto di Dwight. Si tratta di un testo originale e di due covers. Il primo,
thinking about living, scritto da Dwight in collaborazione con
Rodney Crowell, è un'eccellente ballata, ampia e fluida, nello stile proprio del grande songwriter texano, che brilla in particolare nelle fasi cantate a due voci. Proprio del grande songwiriter texano, che brilla in particolare nelle fasi cantate a due voci.
Le covers, entrambe riuscite, s'inseriscono nel filone avviato con il citato album
La Croix D'Amour e manifestatosi appieno due anni fa con
Under the covers (non abbiamo capito perché questo disco sia stata strapazzato da certa critica…). Stavolta Dwight interpreta il mitico
Waylon Jennings attraverso un pezzo del 76
I'll go back to her, tipica ballata cadenzata proposta in bella veste traditional e, un po' a sorpresa, niente meno che
Freddy Mercury dei Queen nella invitante canzoncina rock&roll
Crazy Little thing Called love di venti anni fa esatti, dove fa capolino un delizioso spunto della chitarra elettrica di Pete Anderson.