SIXTY ACRES (Banjos & Sunshine)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Una band esordiente. Arrivano dalla zona di Washington DC e sono in giro dal 1997. La band è formata da Matt Felch, voce solista armonica e chitarra, Niall Hood, basso voce banjo e mandolino, Dana Kelly, batteria, Bryan Seith, tastiere voce violino e Mark McKay, voce e chitarra solista. Felch è il compositore del quintetto che ha un suono elettrico, figlio dei primi Uncle Tupelo e di certe cose dei Jayhawks.
Un suono pulsante che ha le sue radici, a detta dello stesso Felch, nel suono di Neil Young, Counting Crows, Wallflowers, Wilco e Tom Petty. Un suono essenzialmente chitarristico, con un train vigoroso dietro alla voce. Ed una manciata di canzoni solide, tra rock e country, quindi nel più classico stile "americana". Suonano da parecchio, sopratutto negli stati del Sud, ed hanno aperto per band come Backsliders, Slobberbone, Whiskeytown, Todd Thibaud. L'inizio è vigoroso: Colors ha un riff chitarristico degno della grande tradizione rock americana.
Bella la voce di Felch e notevole il lavoro di solista di McKay: una canzone che, già al primo ascolto, lascia il segno, grazie al riff assassino della chitarra. Ma non è un fuoco di paglia. Me or Him parte subito in quarta, la voce è lì. presente, mentre la band segue in modo deciso lanciandosi in un brano che non starebbe male in un album di Tom Petty. All Those Nights rallenta il ritmo e ci presenta una ballata intensa, sempre elettrica, legata alla tradizione roots rock. Fanfare ha una melodia semplice e un andamento lento, con un crescendo quasi epico.
La voce di Matt Felch domina, mentre il resto del gruppo gioca più con le voci che con gli strumenti. You Forget è una rock'n'country song diretta e lineare, ma dotata di un ritornello molto accativante. ATF è lenta e meditativa mentre Goodbye pur non accelerando il ritmo si propone come una delle più intense del lavoro.
Il disco prosegue su questa linea: non c'è una canzone da buttare né un attimo di noia. La musica, elettrica e corposa, lenta e coinvolgente, è sempre costruita sulla voce espressiva di Matt, mentre altre canzoni rispondono a titoli come Cold Turkey, molto bella (ascoltate l'assolo d'armonica), My Car, House of Cards, sino alla conclusiva Run Over.
Da tenere d'occhio.