LUKE OLSON (Southern Skies)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Luke Olson è un giovanissimo cantautore texano, ha appena venti anni ed arriva da San Antonio. Due dischi alle spalle ed un sound personale che si rifa alla tradizione del Lone Star State. È un texano purosangue: le sue radici sono texane come i Pick-Up trucks. i bluebonnets a primavera, le hall rustiche dove danzare. La sua musica è country rock, più rock che country in realtà, il suo piglio è fiero e il suo suono molto coinvolgente. Il suo primo CD, Maybe Someday ('95), lo aveva rivelato ai suoi conterranei, noi lo abbiamo conosciuto per via del secondo lavoro, Southern Skies ("98). certamente più completo dell'album d'esordio anche se il suo sound non è di molto cambiato. Un suono ricco, molto strumentato, ma di fruizione immediata: la sua miscela sonora mischia rock e country con la vena del cantautore emergente, vitale ed orgogliosa.
Non ci sono momenti di debolezza, la fierezza del ragazzo, la sua vitalità sono dietro ad ogni solco: sa scrivere canzoni, le arrangia con intelligenza ed è dotato di una buona voce. Una parte importante nella carriera di Luke ce l'ha Matthew Gallegos, il Lloyd Maines di San Antonio, che ha curato i suoni dei suoi due dischi e lo ha prodotto. Già, una volta tanto non c'è Lloyd Maines dietro ad un disco di un texano, ma l'album è ugualmente bello. La strumentazione, carica e potente, è nelle mani di giovani musicisti del giro di San Antonio: Ron Knuth, violinista espressivo. Jim Smorto, al contrario del cognome che porta armonicista molto vitale, Randy Reinhart, steel guitarist fluido, Jason Mozersky e Chris Biaselli, chitarristi pungenti. Dan Dreeben e Pat Wellberg, batteria e basso solidi. Non sono grandi nomi, ma suonano con voglia e ci danno dentro alla grande.
Lo fanno le canzoni di Luke: ballate rock'n'country, rock'n'folk, con uso di steel e violino, ritmica sempre ardente, e chitarre che sfogliano le note in modo diretto. Nulla di nuovo, questo è vero, ma musica godibile e coinvolgente, che ha una notevole freschezza. I due dischi di Olson, malgrado il ragazzo sia appena ventenne (il primo lo ha inciso a 17 anni), mostrano un talento vero. Canzoni come Southern Skies, 4th of July (non è quella di Dave Alvin), Your Smile, Radios Need to Change, The Barn That Courtney Built, She Comes Around, Walking Away lo stanno a dimostrare. Sentire per credere.