RICHARD BUCKNER (Bloomed)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Non è un nuovo album, l'ultimo lavoro rimane il tenebroso Since. Bloomed è il primo album del cantautore texano, l'album che precede la sua firma per una major ed il già interessante Devotion + Doubt. Purtroppo il contratto con la Universal è stato annullato dalla nuova proprietà e così uno dei migliori cantautori della scena attuale si trova, momentaneamente, senza contratto. L'album in questione risale al 1994 ed è stato riedito dall'attiva Rykodisc, sulla consociata Slow River, che ne ha rilevato i diritti dalla Dejadisc, etichetta texana che ha tirato le cuoia un paio di anni fa.
Bloomed è meno cantautorale ma non è meno personale. Rimane un ottimo lavoro d'esordio. Bucker non ha ancora quella voce bassa e emozionante e le sue ballate si possono ascoltare anche in pieno giorno: non richiedono il silenzio e la notte, come per Since e Devotion + Doubt. L'album, registrato nell'estate del '94, è prodotto da quel mago di Lloyd Maines.
Partecipano al disco, in veste di session men, lo stesso Maines, Butch Hancock, Ponty Bone e Joe Carr. Buckner ha già la vena del cantautore, scrive canzoni intense, ha il passo rallentato e, in alcuni brani, già pervade le sue melodie con molta drammaticità. Dunque Bloomed conferma che ci troviamo di fronte ad un grande cantautore.
L'ombra di Hank Williams aleggia su queste canzoni, come conferma Blue and Wonder dai forti sapori country, giocata su un dobro sonante e sulla voce intensa del protagonista. Rainsquall è una ballata elettrica dai toni notturni, a cui una chitarra elettrica da emozioni, mentre il tessuto acustico fa un bel contrasto. 22 ha già il passo maturo di una vera folk song ed è una canzone sulla formazione, mentre Mud torna ad atmosfere più country: bello il gioco della chitarra, con un mandolino dietro alla voce a creare una seconda linea melodica. Six Years, in cui appare la fisarmonica di Ponty Bone, è malinconica.
This is Where è un ponte verso il suono del futuro mentre Gauzy Dress in The Sun con la steel di Maines in evidenza sta tra country e canzone d'autore. Chiudono l'album, dodici canzoni, la lineare Daisychain, la folk-oriented Desire, quindi Up North, con il fiddle di Lanny Fiel in evidenza, la brillante Surprise AZ, con l'armonica di Butch, e l'intimista Cradle of the Angel. Ma questa nuova versione ci riserva una sorpresa: cinque nuovi brani. Sono più di ventidue minuti di musica aggiunta, che vale la pena di descrivere.
Cinque canzoni voce e chitarra, senza altri strumenti. Cinque canzoni registrate di recente che confermano la vena più malinconica ed interiore dell'autore: certamente il '94 era un anno più facile da vivere, questo '99 porta su di sé un peso maggiore e questo si riflette sicuramente sulla musica di Richard. The Last Ride è una ballad acustica che ci avvicina ulteriormente al suono dei due dischi seguenti: la voce tortuosa gioca la melodia con la chitarra e ne risualta una ballata tersa e profonda. Settled Down è un racconto di confine, disperato e solitario, un urlo nel nulla dove la voce si esprime, sostenuta solo dalla chitarra. Anche The Worst Way è triste ed interiore, la voce esplora la melodia e la chitarra crea il filo di congiunzione. Emma è una delle più belle canzoni del disco: si rifa alla tradizione, al suono delle campagne, ai ricordi di gioventù dell'autore. Sembra un brano della Library of Congress, tanto la sua melodia è intensa ed il gioco voce e chitarra si rifa apertamente ai cantautori di cinquanta anni fa.
Chiude il disco, più di un'ora di durata, la vibrante Hutchinson.