RED DIRT RANGERS (Ranger's Command)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Formatisi nel 1990, i Red Dirt Rangers sono originari dell'Oklahoma e prendono il nome dal colore della terra (rosso) attorno a Stillwater. La scena locale è molto viva e, oltre ai Rangers, ci sono altri musicisti che noi ben conosciamo: Tom Skinner, Greg Jacobs e Bob Childers quelli cha abbiamo più volte nominato su queste pagine. La scena, molto florida negli ottanta (anche Jimmy LaFave ed il famosissimo Garth Brooks hanno iniziato da quelle parti) sta ora subendo una inversione creativa.
Un pò tutti i dischi usciti ultimamente dalla scena di Stillwater hanno segnato il passo: Childers, prima di tutti, ma anche Jacobs, Skinner e gli altri. I Red Dirt Rangers sono formati da: Kenny Earley, John Cooper, Ben Han, Bradley Piccolo e Ben Wiles. Earley ha sostituito Scott Buxton alla batteria. Popolarissimi in Oklahoma stanno ora tentando di sfondare in Texas e negli stati attigui: ce la faranno, hanno i numeri e suonano alla grande. Questo nuovo lavoro, il sesto dal '90 ad oggi, è nuovamente prodotto dal mago di Austin: Lloyd Maines.
Lloyd trova i suoni giusti ma l'album, 45 minuti tondi, risulta leggermente inferiore al precedente. Infatti Ranger's Command alterna canzoni molto brillanti, country rock prelibati e suonate doc a momenti di stanca: forse la spiegazione sta nel fatto che la band, con un budget decente ed una buona etichetta dietro le spalle, abbia voluto strafare. Il punto debole del disco sono le due covers di Woody Guthrie: fracassona e qualunquista Ranger's Command, involuta e ripetitiva Cadillac Eight. Il resto del disco si barcamena tra grandi canzoni e brani meno riusciti: alla prova del nove i Red Dirt Rangers falliscono parzialmente proprio per il fatto di scegliere in modo non accurato il materiale da proporre.
Peccato perché la band ha tutti i mezzi per diventare uno dei gruppi rockn'n'country più importanti del Southwest: la loro musica è ad ampio raggio e coinvolge elementi western swing, tex mex ed honky tonk. Cold December Wind di Bob Childers è una ballata tipica, con un che di nostalgico che non guasta. Notevole il country rock Nickels and Dimes, composto da Bradley Piccolo (la penna migliore della band): canzone spedita, dai suoni tersi, e cantata con voce aperta.
Piace sin dal primo ascolto. Lo stesso dicasi per il godibilissimo western swing, ma con influenze country, Hey Whattaya Mean, che racchiude in pochi solchi lo spirito di Bob Wills ed ha una melodia gradevolissima. 1999 è una cover originale dell'omonimo brano di Prince: la versione country rock, con il fiddle in evidenza, è piacevole quanto sorprendente. Il brano viene completamente stravolto: sarei curioso di sapere cosa nel pensa il Principe. The Times have Changed scorre piacevole: un country rock nitido composto da Childers. Non male Rainbow Rocker (ancora di Childers), anche se ampiamente già sentita, mentre Steel Rail Blues è un esercizio di stile: un bluegrass-country coinciso e molto godibile.
Chiudono il lavoro la drammatica Arizona State Line, la western Neighbors e la piacevole The Day the Mandolin Died. Alla prossima, Rangers: con immutato affetto.