C'è una sola band che, assieme agli
Uncle Tupelo, ha aperto la via all'alternative country: I
Bottle Rockets. Brian Henneman e congrega arrivano da Festus, Mississippi, e, assieme alla band di Tweedy e Farrar, hanno avuto il coraggio di mettere da parte l'eredità punk, che all'inizio dei novanta era molto in voga tra i contemporanei, ed hanno compiuto una coraggiosa fusione di redneck country, rock'n'roll, southern rock e country-folk. Pochi anni dopo questo stile è stato definito "americana" o alternative country: i Tupelo si sono scissi in due band differenti, mentre Henneman e soci hanno continuato, con vari problemi e qualche cambio di formazione, suonando imperterriti la propria musica. Cinque dischi in nove anni: pochi, troppo pochi. La band ha esordito nel '90, ma Brian Henneman era già in giro da qualche anno. Suonava già nel '77 con l'amico e compadre
Bob Parr, con cui aveva fondato
Waylon Van Halen and the Ernest Troubadours.
Negli anni ottanta i due, con Tom Parr e Mark Ortman, formano
Chicken Truck, in omaggio ad una canzone del country singer
John Anderson. Poi la band si separa ed Henneman diventa un roadie degli Uncle Tupelo (suona anche in
March 16-20, 1992). Durante quel periodo registra un demo che il manager dei Tupelos riesce a piazzare alla East Side Digital. Allora Brian forma i Bottle Rockets, con i fratelli Parr e Tom Ray, ed incide il disco d'esordio:
Bottle Rockets ('93). Due anni dopo è la volta di
The Brooklyn Side. Il disco vende molto bene, così l'Atlantic li mette sottocontratto. Ma il seguente, peraltro ottimo
24 Hours a Day ('97), non viene supportato dall'etichetta e vende solo dodicimila copie (contro le quasi centomila del precedente).
L'Atlantic li scarica, così il gruppo firma per la texana Doolittle.
Left Overs ('98) è un mini album di poco più di mezz'ora che contiene gli scarti di 24 Hours e alcuni brani nuovi. Il mini album ha critiche molto buone, quasi come il secondo album, e rimette in carreggiata la band.
Brand New year è il nuovo lavoro: cinquanta minuti di sano rock and roll venato di radici. Il rock sudista si affaccia prepotentemente nella musica dei Rockets: Henneman ha una voce intensa, mentre le chitarre si stagliano dure, con una ritmica che macina suoni e non lascia respiro. L'album è prodotto da
Eric "Roscoe" Ambel e la sua mano si sente molto. Infatti viene previlegiata la rockin'side della band, con canzoni rauche, chitarre potenti e ritmo incalzante.
Henneman e soci hanno talvolta una scrittura epica, brani come
Alone in Bad Company o Sometimes Found richiamano il suono di John Fogerty e dei suoi Creedence. L'album si apre con
Nancy Sinatra: brano rock teso e chitarristico, di chiara matrice sudista, composto da Brian con Dan Baird (ex Georgia Satellites).
Alone in Bad Company è una ballatona elettrica con influenze country rock: melodia pulita, bel lavoro di chitarre e voce distesa.
Ancora rock con la ruvida
I've been dying, poco originale ma di sicuro effetto.
Sometimes Found è tra le più belle del disco. Si tratta di una ballata ad ampio respiro, decisamente piacevole, che descrive la vita rurale americana (è una costante nelle liriche della band). Di nuovo chitarre dure ed ecco
Headed for the Ditch, dall'andatura abbastanza pesante; non è da meno
Helpless, vigorosa e cantata con forza. Musica del sud, di quella coriacea imparentata con un po' di sano hard rock: questa la matrice di certe composizioni dell'album.
Let me know non allenta le tensioni, ma la canzone ha una andatura country ed un ritmo molto veloce: dotata di un ritornello orecchiabile, tutto giocato sulla voce e sulle chitarre rutilanti.
Brand new year è una ballata rock, dura come la roccia, ma lenta e caricata di suoni; mentre
Dead dog memories è campagnola nel suo incedere quasi tradizionale.
The Bar's on Fire è dura e bluesata.
White Boy Blues è una ballata classica, di quelle spesse che ci portano indietro di trenta anni: il suono si avvicina a certe cose dei
Lynyrd Skynyrd, sia per l'uso della voce che per l'accompagnamento delle chitarre, tipicamente southern.
Gotta get up è un roots'n'roll mosso mentre
Love like a truck ci riporta in ambito sudista, con una melodia limpida ed un suono diretto. Chiude l'album
Another brand new year che altro non è che la versione country folk della title track: chitarre acustiche, una voce quasi filtrata e la ballata che entra lentamente, in modo opposto all'altra versione più elettrica. Una chiusura emblematica, in carattere con la musica proposta dalla band.