OWEN TEMPLE (Passing Through)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Di Owen Temple, texano ventiquattrenne, ci siamo già occupati solo qualche mese fa, quando abbiamo trovato un nuovo filone di cantautori texani, che mischiano rock e radici: Luke Olson, Roger Creager, Pat Green, Cory Morrow, Adam Carroll. Temple è la punta di diamante, il più personale ed il più innovativo del lotto. E questo suo secondo album lo conferma. Già General Store aveva mostrato il non comune talento del nostro Owen, ma Passing Through è un gradino superiore. La vena di Owen è fresca e vitale e la produzione di Lloyd Maines sempre ad alto livello. Temple è giovane, ma scrive con piglio sicuro, ha una bella voce e le sue canzoni sono arrangiate con semplicità e con intelligenza. Le sue radici sono classiche, da texano Doc: Willie Nelson, Marty Robbins, Johnny Cash e Jerry Jeff Walker.
Proprio Walker è l'anello di congiunzione tra passato e presente (come per Pat Green e Cory Morrow, mentre Olson e Carroll hanno radici più folk). Il resto lo fanno le canzoni. Passing Through dura quaranta minuti e contiene una manciata di canzoni, dodici, tutte di ottimo livello. Accompagnano Owen in questa sua seconda fatica musicisti che Maines ha preso tra le giovani leve di Austin e dintorni. Bukka Allen, Michael Tarabay, Darcy Deaville, Terri Hendrix, Mark Patterson, solo per citare i più noti. Il booklet contiene anche le liriche. Downtown è una ballatona elettrica, una di quelle canzoni perfette per essere suonate sulle highways texane, sopratutto sulla strada che si perde all'orizzonte e che collega Austin a Lubbock: il parlato centrale, l'uso del dobro e di altri stumenti a corda, l'arrangiamento coinvolgente, fanno di Downtown uno dei brani migliori del lavoro.
Driving Myself Crazy è un rock-country robusto, tra Steve Earle e Jack Ingram, cantato con passione e suonato con forza: Maines arrangia, come al solito, con intelligenza, lasciando fuoriuscire gli strumenti con parsimonia. Treat Like you Do è una folk ballad permeata di country: una storia d'amore e di passione suonata con cura e cantata con voce distesa. Owen non è un countryman classico, bensì uno storyteller moderno che mischia la musica della sua terra con sonorità attuali. Un disco quindi molto piacevole che si ascolta tutto d'un fiato, come dimostrano le seguenti nove canzoni, tra cui cito la lenta Lights To Town, la lirica Open Window, abbellita dalla fisarmonica di Bukka Allen, la fluida Listening to The A.M., molto cantautorale, l'honky tonk House of Cards, la cover di Hank Williams Long Gone Daddy e la nostalgica, molto bella invero, One Less Thing to Worry About.
Ormai Temple è una sicurezza.