SAY ZUZU (Live)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Il concerto dal vivo costituisce un vicendevole scambio di energie tra musicisti e spettatori: emozioni, sentimenti, gioia e disappunto viaggiano da un polo all'altro correndo lungo i capillari conduttori costruiti dalla musica, ma questa situazione ha una vita breve e l'unica cosa che in qualche modo può perpetuare questa magica condizione è l'ascolto di un cd live. Come raccostare una conchiglia all'orecchio può risvegliare momenti particolarmente felici, così l'ascolto di un disco dal vivo garantisce la continuità di un gesto artistico altrimenti ad essere cancellato dal tempo. Credo sia questa a sensazione suscitata dall'ascolto di questo nuovo Live dei Say Zuzu in coloro che hanno assistito ad un concerto di questa piccola grande band che per due volte ha portato a spasso la propria musica nella nostra penisola, dando origine ad incandescenti serate, che qui vengono adeguatamente ritratte, mentre chi non ha avuto la possibilità di partecipare ai suddetti show, può così immaginare di esserci stato.
Allineandosi al movimento alternative country, di cui si continuano a scoprire nuovi talenti, i Say Zuzu addomesticano ruvide chitarre stradaiole con misurate iniezioni di country, suggerendoci l'immagine di un'infinita autostrada immersa in un paesaggio rurale e campagnolo ed evocando il fascino di un'America provinciale. Se gli Uncle Tupelo sono stati gli iniziatori di un genere, i Say Zuzu ne hanno sicuramente colto l'insegnamento, ma la loro musica è priva di inflessioni punk e l'attenzione al lavoro di vere e proprie istituzioni della musica popolare americana come Willie Nelson e Johnny Cash è costante.
Il risultato è un suono rock grintoso e graffiante, ma mai spigoloso e monocorde, quanto piuttosto concentrato su un'attenta costruzione melodica, a cui le voci e le chitarre di Jon Nolan e Cliff Murphy danno connotazioni personali. Un'altra peculiarità dei dischi dal vivo è l'assenza di finzione, di artifici tecnologici che possono in qualche modo plasmare il suono originale di un'artista. Anche se non avevamo dubbi in merito, questo Live dimostra che i Say Zuzu sono una band quanto mai genuina e spontanea, pienamente matura dal punto di vista artistico.
Divertenti ed ironici ma estremamente competenti in ambito musicale, umili ed affabili, questi quattro ragazzi del New Hampshire hanno un suono solido, sintomo di coesione ed affiatamento tra i componenti, capace di esprimere non solo una incredibile carica di energia ma anche qualche pregevole finezza. Il materiale contenuto nel nuovo ed è stato registrato nel corso di due serate a Newmarket e Portsmouth, città natale del gruppo, a poco più di un mese di distanza. Inciso in parte unplugged ed in parte elettrico, il repertorio qui eseguito pesca a piene mani dai quattro album finora pubblicati dalla band, presentando una miscela di grintoso roots rock e delicate ballate semiacustiche.
Il concerto si apre il modo elettrizzante con le coinvolgenti Highway signs e The farm, intervallate dalla country oriented Take these turns: brani tesi e robusti, perfetta sintesi di rock e musica delle radici, incentrati sulle chitarre elettriche, che scaricano potenti riff, mentre James Nolan costruisce granitiche linee di basso e Steve Ruhm ci da dentro con piatti e tamburi. Si tratta di canzoni la cui presenza è pressoché costante nelle esibizione live, ascoltate spesso anche nella tournee italiana, costituiscono un perfetto biglietto da visita per il suono di questa band. I know him well apre un set acustico in cui le composizioni hanno una nuova veste ed in cui risaltano la voce espressiva di Nolan e le finezze chitarristiche di Murphy.
B & M è una splendida ballata dai toni sommessi, chitarre acustiche ed armonica ne accentuano l'intensità, assecondate da un buon gioco di slide. Cliff è l'interprete di tutte le cover (hanno spesso eseguito Ring of fire di Johnny Cash) e Good hearted woman, un cavallo di battaglia della coppia Nelson/Jennings, è uno scatenato honky tonk, riletto con simpatia ed energia: le chitarre girano a mille e la ritmica è pressante, mentre James Nolan lancia il classico urlo dei mandriani, suscitando la risposta del pubblico. La ballata folkeggiante Lovely Mary ci separa dal ritorno alla consueta veste elettrificata con The twine song, un rodeo hit dalla carica ritmica elevata; Tomorrow è un torrido rock chitarristico lacerato da un lungo assolo dell'elettrica di Jon.
Colorado è un brano cinematografico il cui testo suggerisce sfuggenti scorci paesaggistici, a cui l'armonica infonde uno sfondo di malinconia. Paul e November rain sono ballate lente dai toni country, mentre con Rain on the mountain il clima si fa nuovamente incandescente. Questa composizione è sicuramente uno degli episodi migliori del songbook della band, un brano epico che in questa versione richiama la cavalcate chitarristiche del rock anni '70, mentre il suono complessivamente esprìme potenza ed energia. Chiude il disco Love me interpretata solo voce e chitarra da Cliff Murphy, cover del brano reso celebre dall'immortale Elvis.