JOE GRUSHECKY (Down the Road Apiece/Live)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Come ogni nuovo album di Joe Grushecky che si rispetti, anche per Down The Road Apiece non possiamo dire di trovarci di fronte a niente di nuovo. Tuttavia questo documento, ii primo, dell'attività concertistica del buon vecchio rocker di Pittsburgh si differenzia per un motivo ben preciso. Sebbene la capacità di far ruggire i propri strumenti non mancasse agli Houserockers, già Iron City Houserockers negli anni '70 e nei primi '80, questa registrazione giunge a conferma di quanto io stesso notai dal lontano tour con Bruce Springsteen avvenuto nell'ottobre del 1995, qui peraltro testimoniato da tre tracce.
Questi Houserockers, e parlo di questa formazione in particolare, ha talmente assorbito gli stilemi del buon diavolo del New Jersey che sembra proprio di ascoltare quei suoi assoli lancinanti e quegli stacchi ritmici propri della più famosa E-Street Band. Chi sta leggendo questa recensione vorrà immediatamente sapere se questo sia un disco da acquistare o meno e la risposta la darò, di conseguenza, ben prima del termine di questa recensione. Il disco è, a mio modesto parere, un quattro stelle che deve essere ascoltato a tutto volume. Qualsiasi valore al di sotto di 5 sulla manopola del vostro stereo non renderebbe giustizia al calor bianco qui presente, ed è certamente uno dei tre migliori dischi del Nostro, assieme a End Of The Century e al best degli Iron City Houserockers. Il baccanale di Grushecky parte con No Strings Attached, che immediatamente mostra di che vaglia siano questi dannati Houserockers.
Tutto ciò che di buono viene paventato dalla prima traccia, viene comunque confermato da una selvaggia versione di Brand New Cadillac, una canzone di un semi oscuro skiffler britannico portata al successo dai Clash nel loro London Calling. Saranno anche passati vent'anni dall'esplosione del punk ma credetemi la forza di questa blu-collar band trasuda ancora il ferro delle famose acciaierie di Pittsburgh, Pa. Con Dark And Bloody Ground siamo in territorio Bruce. Si, miei cari lettori. Non solo la canzone è una di quelle scritte a quattro mani da Joe G. e sua maestà il Re del New Jersey, ma è anche una di quelle canzoni nelle quali sono presenti delle cavalcate chitarristiche come nemmeno in Prove It All Night, arrangiata come nel tour di Darkness On The Edge Of Town del 1978. Dance With Me viene dritta, dritta da un vecchio padellone di vinile degli Iron City Houserockers mentre Idiot's Delight, anche sigla dell'omonimo programma radiofonico di Vic Scelsa, è tratta dal penultimo album ed è l'ennesima collaborazione tra i due vecchi amici Grushecky e Springsteen.
Il brano, un talkin' blues alla Dylan con tanto di testo satirico fu sottovalutato nella versione di studio ma spero che ci si possa far perdonare mandando molto spesso, e a tutto volume, questa versione incendiaria. How Long, dal primo album solista, e Blood On The Bricks, tratta anch'essa dal repertorio degli Iron City, fanno muovere più di un culo e sono due momenti musicali che fanno chiedere a me, e penso/spero, anche a voi per quale oscuro motivo la prima incarnazione degli Houserockers sia stata oggetto di culto ma niente di più. Niente successo commerciale. Non arriverò a dire, come Greil Marcus sulle pagine del Village Voice nel 1980, che gli Iron City Houserockers fossero la migliore rock-band degli States ma certamente erano tra le prime cinque o sei, e lo dimostrano a distanza di venti anni questi brani decisamente angry. Everything Is Going To Work Out Right è una canzone ottimista che mi aveva favorevolmente impressionato sul disco Coming Home, successivamente nei liveshows ed adesso con l'inclusione in quest'ultimo lavoro. Touch The Rain non è una delle mie composizioni preferite. Con l'undicesima canzone parte una sezione del disco che definire storica sarebbe riduttivo.
L'amico Joe G. ha pensato prima di tutto che la presenza di Bruce sul disco avrebbe venduto qualche copia in più ed in secondo luogo sarebbe stato contento di testimoniare con un'uscita discografica ufficiale la presenza del diavolo del New Jersey nella sua vita artistica. Unico neo è stata la scelta di usare due canzoni precedentemente apparse su dei CD-singles inglesi in cui erano riportate alcune registrazioni di quei concerti storici di Joe con Bruce. Il manager di Joe, nonché confidente di Bruce, e caro amico mìo mi ha assicurato che le tracce sono le stesse pubblicate in precedenza ma che il missaggio totalmente differente le faceva suonare in tutt'altra maniera. Sarà, ma certo è che avrei preferito tre tracce nuove di pacca. Inoltre sono un convinto fautore del fatto che molte volte missaggi differenti e rimasterìzzazioni non siano percettibili attraverso un'impianto stereo normale, come quello di cui io, e penso molti dì voi, sono dotato.
Ma bando alle ciance e passiamo ai pezzi. Talking To The King, da End Of The Century di nuovo, apre il trittico e Bruce da man forte all'amico accompagnandolo nei cori e suonando una chitarra molto, ma molto incazzata. Pumping Iron And Sweating Steel è il suo modo di far comprendere all'amico ed al suo pubblico che Grushecky è degno della massima perché uno che scrìve una canzone con questo titolo, anche se fosse una grande boiata, non è uno qualunque. Conclude il disco la terza perla con Bruce, e vero unico inedito del CD, ovvero Down The Road Apiece, un classico di Chuck Berry rivisitato da mille e uno musicisti tra cui non può far male citare i Rolling Stones, che vede Bruce impegnato al canto, giacché si dividono le strofe in parti eque, ed insieme ad una band granitica e a due chitarre selvagge l'ensemble da fuoco a tutta la legna ammassata in vista del falò finale. Su queste note gaudiose la recensione sarebbe giunta ali termine se non avessi notato che un brano, inserito sulla scaletta del CD, è assente dall'advance tape usata per questa recensione.
Il titolo dell'altro inedito, giacché è di un pezzo nuovo che stiamo parlando, si intitola Hola Mi Amigo e, se non erro è stato inciso in studio al ritorno dall'ultima mìnitournee di Joe G. in Spagna. Bèh, penso di aver fatto il mio dovere dì recensore e spero di rivedere presto questa band di canaglie dal vivo qui in Italia. Se capitassero dalle vostre partì, fatevi un piacere e andate a vederli "down the road apiece", non ve ne pentirete.