NEAL CASAL (Anytime Tomorrow)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Il New Jersey è da sempre terra di grandi rockers e Neal Casal è uno che non solo ha assimilato bene le lezioni di chi l'ha preceduto, ma può ormai a buon diritto essere considerato tra i più interessanti dei "nuovi" arrivati. Nuovi per modo di dire, dato che nonostante i soli 31 anni Casal ha già all'attivo ben sette album (antologie di demotapes e un live condiviso con Kenny Roby inclusi), tutti lavori di ottimo livello. Il nuovissimo Anytime Tomorrow sfoggia una sicurezza d'intenti e una brillantezza di sound che sono rari nel panorama roots rock odierno.
Inciso a Los Angeles nell'arco di un paio di settimane con l'ausilio di uno stuolo di musicisti di chiarissima fama (vedi sopra) fin dalla scintillante apertura di Willow Jane (con tanto di sezione fiati cortesemente offerta dai Texacali Horns, può ricordare alcune cose dei Little Feat) mette in chiaro che Neal ha una lucidità d'intenti non comuni: con una voce che potrebbe idealmente porsi a metà tra quelle di Glenn Frey e di Lowell George (sì, lo ammetto, sto esagerando, però è per rendere l'idea) e un amore incondizionato per il rock più classico eppure mai obsoleto, sciorina con gusto una dozzina di ottime canzoni in bilico tra Tom Petty e Jayhawks e capaci di rendere al meglio sia l'indolenza della ballata desertica crepuscolare (Luckystars), sia i solari midtempo a cui ci hanno abituato alcuni grandi del cantautorato rock americano (Sweetvine).
Oceanview è in puro california style, forse anche perché mixata negli stessi studi in cui i Beach Boys costruirono Pet Sounds: è in episodi come questi che emerge al meglio il talento di Casal, capace di infondere un'ambratura di pop che si stempera in armonie vocali e colorate sonorità sixties (con tanto di tintinnante coda strumentale vagamente psichedelica nel finale). Anytime Tomorrow è un album ricco e può soddisfare anche i palati più fini ed esigenti: No One Above You è melodica e malinconica al punto giusto, poi in Eddy And Diamonds le chitarre picchiano duro prima del tenue quadretto acustico di Just Getting By.
Camarillo
è impreziosita dalla magica pedal steel di Greg Leisz e tutto fila liscio senza cadute di tono fino alla dodicesima traccia, Too Much To Ask, una dolente ballata acustica autobiografica nel cui ritornello Casal si fa aiutare da Angie McKenna al controcanto. Belle canzoni, bei suoni, bella voce, anche se raramente (e questo per alcuni potrebbe anche essere l'unico difetto) ci si discosta dal ben noto solco tracciato dalla miglior tradizione rock.