BLACK EYED DOG (Black Eyed Dog)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Sono degli esordienti, ma hanno un suono da veterani consumati. I Black Eyed Dog sono in quattro ed arrivano da Asheville, Carolina del Nord. Brian Landrum, leader e scrittore principe della band, era in origine un cantautore. Cantautore frustrato perché non è mai riuscito a crearsi un pubblico, malgrado le belle canzoni e la voce interessante: ascoltando il disco si capisce il perché. Brian è in possesso di una voce chiusa, alla Jay Farrar, che da ben altri risultati con una band dietro le spalle.
Giocoforza formare un gruppo, quindi. Brian ha messo assieme i Black Eyed Dog nella parte finale del 1998: poi il gruppo ha cominciato a farsi un nome nella zona, per sbocciare in pochi mesi a livello regionale. Assieme a Brian troviamo: David Morgan, Zach Piemmons e Eric Schweitzer. Li aiutano Steve Blair, Mike Cavell, April Zace. La band ha un suono elettrico, ruvido e chitarristico, che si avvicina a quello di gruppi che noi amiamo molto: Whiskeytown, Son Volt, Neil Young, Gin Blossoms, Wilco e, in parte, Tom Petty.
Come si può vedere dai riferimenti si tratta di musica elettrica, decisamente chitarristica, con connotazioni roots, qualche elemento country e diverse intuizioni rock. I suono è pieno, la voce equilibrata e, ovviamente, non mancano le ballate, come la splendida (molto Petty-ana), Three More Hours, condotta da un'armonica dolce ma insinuante e cantata da Brian con voce accorata. Landrum ha scelto i suoi partners con oculatezza: non si tratta di musicisti alle prime armi, ma di gente che si è fatta il mazzo suonando in diverse band, locali e non, come Zach che ha girato gli Usa con gli Ages of Faith o Eric che ha suonato, tra gli altri, coi Brown Root. Mississippi Moon apre il disco in modo rude: chitarra piena, voce intensa, per una ballata elettrica degna di Neil Young.
Quando Brian canta "Summer breezes" la canzone si apre e la melodia fuoriesce limpida, mentre le chitarre continuano a tenere duro e, in sottofondo, appare un'armonica. Un brano potente e ben costruito che testifica la buona vena della band: ma siamo solo all'inizio e nei suoi cinquanta minuti l'album conferma la maturità della pur giovane band. Comet è elettrica ed intensa, gioca sulle voci con le chitarre che si stagliano nel background. Pray For Me è più aperta, la voce è sempre molto Farrariana, mentre la melodia è meno grezza e la canzone lascia fuoriuscire una buona vena melodica.
Della splendida There More Hours abbiamo già detto. A Million Pieces torna al rock sapido, con un intro di chitarre possente, mentre Angel rallenta il ritmo e ci regala una nuova ballata, questa volta elettroacustica, con la voce che stempera una storia triste, cantando alla maniera di Nick Drake. Brian Landrum è un grande fan di Nick Drake: infatti Black Eyed Dog era il titolo di una canzone dello sfortunato menestrello inglese.
Ball & Chain è rock, e basta, Song of Salvation rispolvera l'armonica e segue la tipologia della composizione Dylaniana: ballata ad ampio spettro, si basa su una melodia che cresce di ascolto in ascolto. Chiudono il disco, tra i più belli presentati in questa rubrica, Cover Me, Good Enough e The Way.