JIM ROLL (Lunette)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Decisamente singolare questo secondo disco di Jim Roll, rock-writer di Chicago trapiantato ad Ann Arbor che, come suggerisce il titolo dell'album, dimostra di essere personaggio lunatico ed umorale fuori dagli schemi. Lunette si apre con 1955, un'ottima canzone nello stile del Jackson Browne di Running on Empty, che evidenzia il romanticismo delle liriche di Jim Roll e l'ambito elettrico e chitarristico della sua musica, un rock di confine che sta tra folk, country e suggestioni urbane. 1955 è uno dei brani più belli dell'album ed introduce una delle facce dell'artista, forse la più accattivante e personale ma non l'unica.
Difatti, quando arrivano la seconda canzone e la quarta, Blind me e She Ain't Gonna Go, l'impressione è quella di stare di fronte ad un discepolo di Jay Farrar dei Son Volt, per via della voce e per via di un rock intriso di radici. Nulla di male visto che prima, con Down, c'era un Jim Roll notturno, scarno e stregato dalla luna, lo stesso Roll della title-track, dove un fascinoso hammond (strumento parecchio usato in tutto il disco) accompagna delle chitarre elettriche sopra una ballata dai modi introversi ed eclettici, e di Everything, strano pezzo che inizia come The End dei Doors e poi si disperde in una selva di rumori poco usuali per un cantautore "classico".
Quella delle interferenze e degli schizzi rumoristici è un'altra caratteristica dell'autore perché tra brani che sanno di roots-rock (stupenda è Age Old Love Story), decisi affondi nell'alternative country (Bleed sembra un po' Steve Earle con la Del McCoury Band e Witness World è una marcetta con banjo che cammina dalle parti dei 16 Horsepower) e ballate elettriche segnate da un frequente uso della lap steel e della slide (c'è quasi un sentore di Sonny Landreth in alcuni momenti), ci sono intermezzi atipici che sembrano usciti dagli esperimenti viola/violino/violoncello di Alejandro Escovedo (These Winds) e dalle "officine" Tom Waits (Dear).
Ce n'è a sufficienza per confondere le carte e lasciare irrisolta la questione sulla vera identità stilistica di Jim Roll, un autore che aveva debuttato con un lavoro ben più ruspante ma che con Lunette sterza avventurosamente verso un rock-writing romantico, dai colori notturni e dalle molteplici sfaccettature. Forse Jim Roll mette troppa carne al fuoco ma è indubbio che il suo disco emana un fascino tutto particolare. Lunette è d'altronde un prodotto New West, una label che già con Bocephus King ha dimostrato una encomiabile indipendenza stilistica ed un ruolo di "frontiera" tra le giovani etichette del rock americano.