RANDY WEEKS (Madeline)
Discografia border=parole del Pelle

       

  Recensione del  31/01/2004
    

Randy Weeks non è un emerito sconosciuto, ha già un suo curriciulum vitae. Infatti ha fatto parte di una band che ha precorso il movimento alternative country o americana, The Lonesome Strangers, con cui ha raggiunto i top trenta delle classifiche nazionali con il brano Goodbye Lonesome Hello Baby Doll.
Poi si è messo a scrivere canzoni conto terzi, ed anche in questo settore ha avuto le sue soddisfazioni: diverse sue composizioni sono state reinterpretate e la bella Can't Let Go è entrata additttura a fare parte dello splendido Car Wheels on a Gravel Road, l'album, che ha vinto il nostro poli due anni fa, di Lucinda Williams. Weeks, quindi un buon autore, è in possesso di una voce gradevole che non ha particolari intonazioni ma che si ascolta con piacere, ed in questo suo primo sforzo come solista è attorniato da musicisti esperti come Skip Edwards (Dwight Yoakam Band), Tony Gilkyson e Don Heffington (ex Lone Justice) e Kip Boardmen.
Altri musicisti coinvolti: l'intrigante cantautore Ramsay Midwood, il polistrumentista Phil Parlapiano, il chitarrista Teddy Edwards, tutte vecchie conoscenze dei lettori del Busca. Madeline è un disco di pura americana, suonato in modo pulito e senza particolari sorprese. Contiene una serie di canzoni lineari ed, in qualche caso, Weeks alza la media con composizioni di valore superiore. Motor City è un country rock venato di blues piuttosto gradevole, con una strumentazione fluida. Baby You Got to Choose sposta l'asse verso la ballata country rock, con un tempo abbastanza lento ed una melodia che richiama certe canzoni degli Everly Brothers. Due canzoni ben costruite, nulla di più.
Madeline alza il tasso del disco: si tratta di una ballata notturna, quasi parata più che cantata, dall'andamento monocorde eppure coinvolgente: infatti più la si ascolta, più la si riascolta. Grazie anche al riff, molto ben costruito. Long Ride Home è un rock'n'country deciso e puntiglioso, anche se è già sentito. If I Cut You è più rilassata e richiama gli ampi spazi delle pianure americane: canzone limpida, ha una sua intensità e cresce ad ogni ascolto. È tra le migliori del lavoro. Molto bella poi Can't Let Go, che già conosciamo nella versione di Lucinda Williams. Weeks la rifa in modo molto simile, con un train alla Blasters, ed una decisa performance vocale.
Don't Step Way sta tra rock anni sessanta e country classico, e stempera la sua melodia attraverso una esecuzione fluida. Scrittore abbastanza a senso unico, Weeks riesce a catturare l'anima delle highways americane, a descrivere, attrverso le sue canzoni, lo sterminato paese in cui abita. Last DWI è gradevole, scorre in un baleno. Meglio Countryside With You un racconto folk rock, erede di certe canzoni dei primi Flying Burrito. Gimme Back My Soul è forse la migliore del disco: si tratta di una canzone lenta, costruita sulle voci e su un gioco molto semplice di chitarre, il tutto unito da un ritornello (che cita il titolo), decisamente ben strutturato. Make You Happy, alla JJ Cale, e Get Back to Me, elettrica e vivace, chiudono un disco positivo.