TIM CARROLL (Not For Sale)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Questo disco lo abbiamo atteso per quasi due anni. Io l'ho ascoltato alla fine dell'estate '98, al Tower Records di Los Angeles, dove era tra le novità che si potevano ascoltare in anteprima. Un disco di sano rock 'n' country, nella miglior tradizione del rocker di Nashville. Carroll, nella patria del country, è una mosca bianca ed ha pagato duramente questo suo non allineamento con la consuetudine. La Sire doveva pubblicare questo disco nell'ottobre '98, con il titolo di Rock 'n' Roll Band, poi l'uscita è stata spostata all'inizio dell'anno seguente. Ma niente da fare: l'etichetta ha reputato l'album poco commerciale e non lo ha pubblicato.
Lo ha rimesso nei cassetti. Allora Carroll ha iniziato la sua battaglia e, dopo un tira e molla durato più di un anno, è riuscito a farselo dare indietro e lo ha pubblicato a sue spese. Lo ha stampato in proprio e distribuito con le sue forze. E, malgrado la Sire sia una atichetta abbastanza in linea coi nostri gusti, qui non possiamo che dare ragione a Carroll. L'album è tosto, elettrico, ma non disdegna brani roots, qualche ballata country e ci consegna un autore su cui puntavamo, a ragione, molte speranze. Tim Carroll, voce, chitarra elettrica, slide guitar, Rick Schell, batteria, Scott Yoder, basso, ed un piccolo aiuto da Rick Steff e Andy Paley.
Paley non è l'ultimo venuto, ha lavorato con Brian Wilson e con la crema del rock californiano e la sua produzione, nitida e ben calibrata, ha aiutato Carroll ha creare un suono in perfetta simbiosi con lo stile americana. Tim è uno degli eredi della grande tradizione roots americana, di gente come Fogerty, Ely ed Earle: è uno di quei musicisti che vorremmo vedere in azione ogni anno, sempre con un disco nuovo, ma è anche uno di quelli che fanno una fatica boia a fare un disco perché in Usa, la patria di questo suono, non c'è più nessun discografico che da delle occasioni a chi fa del vero rock.
The House Ruth Tore Down è un rock chitarristico ruspante che apre l'album in modo perfetto: grande atmosfera, chitarre in evidenza, ed un tempo lento, attendista, teso ad evidenziare la voce del leader. Se Five Year Town entra nella norma delle rock songs di stampo classico, tirate e vibranti ma già sentite, la seguente After The Hurricane crea un ponte ideale tra Carroll e Fogerty.
C'è la limpida sonorità dei vecchi Creedence dietro a questa rock song diretta e molto semplice, ma dalla melodia evocativa. I'm In Pieces torna al rock classico: sudore e chitarre.
My Two Cents tira in ballo Steve Earle: è una ballata country rock pulita e molto semplice, che gioca su un ritornello gradevole e che si ascolta con piacere. Good rock From Bad è un brano rock potente, grintoso, con la chitarra in decisa evidenza e linee rock blues di matrice southern che si affacciano in modo prepotente. When She Wants to Cry sposta il suo asse in Texas : un valzerone con la fisarmonica dietro alla voce, ed una country ballad profonda ed evocativa. Carroll riesce a coniugare molto bene rock e radici e sa scrivere canzoni adatte ad ogni stile. Questa farebbe un figurone in qualunque disco di Joe Ely.
Di nuovo rock and roll con la discorsiva A Good Cry, mentre Bad to Me vibra e propone un sound duro, intenso, che sta tra rock e country blues. C'è sempre la matrice Creedence dietro a queste canzoni elettriche, che non disdegnano mai di occhieggiare alla musica delle radici.. Find a Way to Win allenta la tensione e propone una composizione dal sapore retro, molto anni sessanta, quasi acustica, giocata sulle voci, con un buon ritornello, che conferma Carroll autore di vaglia.
Laid to Rest è rock stradaiolo nella sua accezione più classica, mentre Girl That's Hip ha accenni blues e In Memory''s Arms ci riporta in un ambito country. Ballata di grande effetto, arrota le chitarre, e si avvicina ancora alle melodie di Fogerty, di cui Carroll è un fervente ammiratore. Chiude il disco l'elettro-acustica (ancora country) You Call This a Song, che sancisce, una volta per tutte, che questo disco non meritava di restare nell'anonimato.