Il quartetto del North Carolina, dopo l'ottimo debutto del '99,
Black Eyed Dog, conferma tutto quanto di buono è stato scritto su di loro.
Distance inbetween è figlio del suono di
Jay Farrar & Son Volt e mischia ballate tenui e fortemente emotive con sventagliate grintose di chitarra: un roots rock venato quasi di punk, senza gli orpelli duri di quel genere, ma con parecchia grinta unita ad un solido senso della melodia. Country rock di pura matrice alternativa, poco country ed abbastanza rock. La voce triste di
Brian Landrum è sostenuta dal suono del trio, chitarra basso e batteria, con l'armonica tagliente che porta elementi folk blues nell'assunto.
Un suono figlio del sud, dove blues e folk sono filtrati nel profondo dei solchi. La stampa Usa li paragona spesso ai Wilco, ma il paragone più prossimo sono proprio i Son Volt, mentre l'uso continuo delle chitarre unite al taglio dell'armonica rammenta in parte certe cose dei Gin Blossoms.
David Morgan, Zack Piemmons e Darrell Ussery sono gli altri tre. Quaranta minuti di solida musica, senza fronzoli, che parte dall'inferiore
So Hard, dalla quasi folk
Distance Inbetween, per poi lasciarsi andare alle chitarre aperte e tese di
Straight Drive, con la voce roca di Landrum che richiama quella di Farrar.
Light the Fuse ha tonalità quasi sudiste, distesa, fluida, chitarristica, con una melodia di fondo di indubbio spessore.
Speak in Tongues lascia sempre le chitarre in evidenza, ma rallenta il tempo e la voce di Brian è molto espressiva.
More Than You Know è una ballata gradevole, ma il rock torna sovrano nella grintosa
OK.
Bend Down segue l'onda e Rocinante stacca con il resto, tornando ad atmosfere più intime. Chiudono la dura
Stand to Fall, Jolee, una love song per teenagers senza amore, e
Airplane, forse il momento migliore del disco, in cui armonia e senso della melodia vanno di pari passo. Il rock è vivo e vegeto in North Carolina.