Ricompare dopo tre anni di assenza dalle scene il singer songwriter texano di Brenham,
Darden Smith, un personaggio che conosciamo piuttosto bene da tempo, che non manca mai gli appuntamenti col nostro giornale perché mette sempre in mostra notevoli qualità sia compositive sia interpretative, significativo rappresentante di una musica che dopo un inizio tendenzialmente country, è diventata una sorta di rock d'autore dalle profonde tendenze melodiche. Questa sua nuova proposta è un qualcosa di un po' particolare, perché è una riedizione in chiave rinnovata di dodici pezzi che hanno segnato a suo giudizio la sua carriera artistica, fatta ad oggi di sei album, cinque realizzati da solo, uno in compagnia dell'inglese
Boo Hewerdine.
In qualche modo si può considerare una sorta di "best", di biglietto da visita, di catalogo rappresentativo della sua musica e della sua personalità. Chi non lo ha ancora conosciuto, chi non ha avuto occasione di avvicinarsi al suo stile, sì un po' raffinato ed elegante, ma sempre vero e sincero, ha questa volta un'occasione unica, perciò non la sprechi, perché non è detto si possa ripresentare presto. I dodici pezzi che abbiamo detto appartengono un po' a tutti i suoi album, a partire da quello con cui ha debuttato per la Epic nell'88, intitolato semplicemente al suo nome, per arrivare fino al più recente
Deep Fantastic Blues, uscito nove anni dopo. Resta fuori materiale solo del primo disco,
Native Soil, dell'86 apparso per la piccola etichetta di Austin Redi Mix Rds.
Il convincente acoustic Blues
Talk to me, dove il protagonista cerca il dialogo con la moglie in un rapporto di coppia che sembra sul punto di finire, e
Love Me like a Soldier, una bella ballata acustica un po' alla
Jerry Jeff Walker che invita ad amare il più intensamente possibile chi deve ritenersi fortunato soltanto perché arriva a casa dal lavoro ancora vivo, sono così i brani più vecchi riproposti. Seguiti da quelli ripresi dal bel disco del '90
Trouble no more, ben quattro, che risulta il più rappresentato, anche perché è forse il suo migliore:
Bottom of a Deep well, composta con Boo Hewerdine, molto interessante, cantato da Darden con straordinario trasporto e con un piacevole crescendo finale,
Frankie & Sue, love song con segnali jazz swing di buona fattura,
Midnight Train, un motivo d'atmosfera, tipicamente cantautorale, con le tastiere abili nel disegnare la sua delicata melodia e
Fall Apart at the Seams, una ballata vagamente alla Springsteen riedita in chiave abbastanza soft.
È la volta poi dei brani di
Little Victories del '93, del quale vengono rifatte l'omonima title track naturalmente, integralmente acustica e con uno splendido ritornello, che è una delle più belle composizioni in assoluto di Smith,
Loving Arms, altra ballata cantautorale, leggera e delicata, guidata dalle tastiere e
Levee, rock reso in chiave un po' psichedelica, cantato con una voce come filtrata. Resta
Deep Fantastic Blue del '97 appunto col suo
Hunget, ancora un brano d'atmosfera riarrangiato brillantemente e con un ottimo refrain che tratta il tema delle molteplici difficoltà incontrate da chi ha dovuto affrontare la vita con le sue sole forze e
First Day of the sun, altro buon brano con le tastiere in evidenza, una sorta di flash back su come ci si sente nel momento dell'innamoramento, quando tutto è già finito. Inedito risulta
Never let a day go by, un bel pezzo dal ritmo sonnolento e dai sapori un po' caraibici, con un gradevole ritornello e un accordion in particolare evidenza specie nel finale.