Queso album e una piacevole sorpresa. I lettori di vecchia data si ricorderanno certamente degli
O' Kanes, un duo country rock che, negli anni ottanta, abbiamo celebrato spesso su queste pagine. Poi il sodalizio si è sciolto e
Kieran Kane e Jamie O' Hara se ne sono andati ognuno per la propria strada. Kieran, più prolifico di Jamie, ha trovato un certo successo sia come esecutore che come autore ed ha seminato, nel corso del suo iter solista, quattro album, più uno in coppia con
Kevin Welch, il live recensito sul numero scorso. Kieran ha registrato due dischi per l'Atlantic nel '93 e '94:
I'm Here to Love You e Find My Way Home.
Poi ha firmato per la Dead Reckoning, una cooperativa di cantautori gestita dallo stesso Kane e da Welch, dove ha inciso due dischi:
Dead Reckoning ('95) e
Six Months, No Sun ('98). Buoni dischi, ma nulla di più: sembrava che Kieran, sempre valido come autore, non riuscisse più a ripetere le prove che aveva fatto con gli O' Kanes. Invece questo nuovo lavoro, morbido, tranquillo, molto interiore, lo riportato ai massimi livelli, sia come autore che come interprete.
The Blue Chair è un album gradevole, in cui il nostro è affiancato da compagni di scuderia come Welch e da rodati musicisti di studio come l'ottimo pianista
John Jarvis, quindi
Glenn Worf, Harry Stinson, Dan Dugmore, Steve Mandile, Harry Stinson, Claudia Scott.
Disco morbido, pieno di ballate introspettive, in cui fuoriesce la vena lirica e personale dell'autore, che sceglie con cura anche le covers. Solo la versione della folk song irlandese, mutata in una roots song americana,
Irish Heartbeat, vale il prezzo del biglietto. C'è il suono del Sud, con il piano in bella evidenza, la lezione di Morrison, per l'uso delle voci e degli strumenti di contorno (chitarra e batteria), il feeling del protagonista per la resa melodica e l'intensità che riesce a dare del brano.
Honeymoon Wine sembra una canzone d'altri tempi, un incrocio tra Dr John e Leon Redbone, con il piano di Jarvis in evidenza e la voce confidenziale di Kane ad eseguire un motivo molto old fashioned.
Love is Fair è un lento classico, ma per nulla sdolcinato, piuttosto romantico, ben servito dalla parte musicale e cantato con voce adeguata.
Same Old Blues non cambia i toni del lavoro: la voce è molto profonda, l'accompagnamento cesellato su pochi strumenti e la canzone, un brano country-folk, viene filtrata da una musicalità innata che la rende estramente godibile.
Four Questions è una country ballad affascinante: intro vocale da manuale stile canzone country, mentre la base musicale tocca i tasti giusti. Kevin Welch affianca Kieran alla voce ed il ritornello è semplicemente delizioso.
I'm Sorry sembra uscita di botto dagli anni sessanta, con quell'organo che fila sotto alla voce, una voce meno calda che in precedenza, doppiata da Harry Stinson.
Tu Es Avec Moi ha una musicalità allegra e coinvolgente, con il tintinnare del piano di Jarvis ed il nostro che canta in francese: una canzone d'amore non può avere un habitat migliore che la lingua d'oltre alpe. Della maestosa
Irish Heartbeat ho già riferito in precedenza.
I'll Go on Loving You è soffice, morbida, cantata con voce confidenziale, quasi parlata, con la chitarra di Dugmore che affianca la voce del leader.
Ancora una canzone in francese,
Nous Sommes Les Memes, be costruita e dotata di una bella melodia e la fragile
Rosie's Gone, dalle tonalità crespuscolari, chiudono un disco molto bello, affascinante, che non potrà non sorprendere l'ascoltatore che ama la musica d'autore e le canzoni che entrano nel cuore.