DWIGHT YOAKAM (Tomorrow's Sounds Today)
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  Recensione del  31/01/2004
    

A pochi mesi di distanza dallo splendido disco acustico dwightyoakamacoustic.net il nostro countryman preferito torna con un nuovo lavoro, un album di studio elettrico, con canzoni nuove, che segue a due anni di distanza A Long Way Home. Molto prolifico nello scrivere, Yoakam è uno che non tradisce mai. Questo nuovo album, quasi cinquanta minuti, conferma la vena sempre felice dell'autore, ben suppportata dalla solita strumentazione ricca, diretta con mano sicura dall'amico di sempre, chitarrista e produttore: Pete Anderson.
Il cliché è quello classico, ma quello che ci sorprende è la continua freschezza delle composizioni. Il disco è vivo, vitale, energico, allegro: il nostro country-man non si lascia fuorviare dalle tentazioni del business e continua sulla sua strada, impeterrito. Per questo album, Dwight si serve della sua rodata band: Pete Anderson, chitarra solista, Skip Edwards, tastiere, Taras Prodaniuk, basso, Jim Christie, batteria, Scott Joss, violino, Gary Morse, pedal steel. Ad aiutarlo in studio ci sono anche musicisti di vaglia: il maestro Buck Owens, il fisarmonicista extraordinaire Flaco Jimenez, l'ex Byrd Chris Hillman, quindi Jim Lauderdale, Don Reed, Al Bonhomme e Jonathan Clarke. Le canzoni, al solito, sono tutte di Dwight, con la sola eccezione di I Want You You Want Me, proprio quella dei Cheap Trick, mentre al termine ci sono due bonus Bucks, cioè due duetti con Buck Owens.
La cosa più palese è la brillantezza del suono, ma con Dwight non è certo una sorpresa, mentre le canzoni hanno una qualità media molto alta, con almeno cinque instantclassics. Un livello qualitativo notevole se si considera la continuità con cui incide e la facilità con cui pubblica almeno un disco all'anno. Love caught Up To Me inizia nel modo più classico: voce spiegata, strumentazione brillante, steel guitar sugli scudi. Il suono honky tonk di Owens & Haggard non poteva trovare miglior erede. La sua voce al miele (in Usa lo chiamano honey-voice) può passare tranquillamente da crooner ad urlatore, e, malgrado lui sia uno dei countrymen più conservatori, non viene visto molto bene nella mecca del country in quanto costantemente contro l'establishment.
Il suo modo di vestirsi, i suoi atteggiamenti, il suo look studiato a fondo lo rendono inviso a gran parte dei country-men più tradizionali (dal punto di vista delle idèe, ma non della musica): ma Dwight se ne frega altamente di tutto questo e continua imperterrito la sua via, sfornando un bel disco dopo l'altro. La spedita What Do You Know About Love, una tipica heartbroken country song, fa da apripista per la splendida Time Spent Missin' You. Si tratta di una delle canzoni più belle mai scritte da Yoakam: voce in gran spolvero, violino e steel a contrastarla, ed una melodia scintillante giocata su più voci che conferma lo stato sempiterno di grazia dell'autore.
Di canzoni così, nella Nashville attuale, proprio non se ne sentono: il ritornello è da brivido ed il mandolino di Chris Hillman entra al punto giusto. Una chitarra acustica ed una steel introducono lo speed country Free To Go, che scivola via in un baleno, malgrado i suoi quattro minuti abbondanti. A promise You Can't Keep è un lento tipico: voce calda, steel che l'avvolge, e base ritmica ondeggiante, in perfetto stile western. A Place to Cry è meno appariscente delle precedenti: si tratta di una country rock song piuttosto elettrica, ma priva di idèe innovatrici. Ma il disco alza subito la testa con la lenta, coinvolgente, triste ma anche sensuale The Sad Side of Town: composizione tipica del nostro, ha una motivo di fondo che cattura all'istante, il resto lo fa la voce inconfondibile dell'autore: il brano è scritto assieme a Buck Owens. Dream of Clay è una rimembranza dei primi anni ottanta: veloce, diretta, puramente country.
Un violino fluido introduce la melodia di For Love's Sake, al resto ci pensa l'inconfondibile voce. The Heartaches are Free sta tra country e western swing: voce cristallina e suono dannatamente limpido. Veloce, rapida, semplice: A word of Blue è una canzone che si gusta di primo acchito. Owens l'avrebbe fatta sua certamente, ma anche Haggard non se la sarebbe fatta sfuggire. I Want You Want Me conferma la predisposizione di Yoakam a prendere canzoni rock e a mutarle a proprio piacimento: chi pensava che il noto brano dei Cheap Trick potesse venire rifatto in modo country? Nessuno, certamente, come nessuno poteva pensare che A Little Thing Called Love dei Queen diventasse quello che è diventata, dopo la coversione country del nostro. Brillante.
Chiudono il disco due duetti con Buck Owens. Ed il disco sale ancora di tono. Alright, I'm Wrong è una tex mex song (scritta da Pete Anderson e Cisco) impreziosita dall'intervento di Flaco Jimenez e cantata in coppia con l'inossidabile Owens, mentre la finale I Was There mischia gospel e country in una melodia di pura bellezza, e Buck si supera con la sua voce compassata.