LYLE LOVETT (Dr. T & The Women)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Non si tratta del nuovo album di Lyle Lovett, ma della colonna sonora dell'ultimo film di Robert Altman. Ma, nello stesso tempo, è un disco di Lyle Lovett. Mi spiego. Tutto l'album è suonato e, parzialmente cantato, da Lyle con la sua bancl, quindi è un disco suo a tutti gli effetti ma, essendo per tre quarti strumentale, rimane uno score, una colonna sonora. Ovviamente Lovett affronta il problema da par suo e porta a termine un disco gustoso, con brani strumentali ricchi e suonati alla grande, che richiamano il suo stile idiosincratico, sempre in bilico tra country, blues, jazz e musica sofisticata. Per incidere questo disco il nostro ha ridotto l'organico (ma i musicisti provengono sempre dal suo large ensemble): sono con lui Matt Rollings, piano, Viktor Krauss, basso, Russ Kunkel, batteria, Stuart Duncan, violino, Paul Franklin, steel guitar, Pat Bergeson, chitarra elettrica, John Hagen, cello.
Tredici strumentali nuovi di zecca, due vecchie canzoni You've Been So Cood Up To Now e She's Al ready Made Up Her Mind (entrambe tratte da Joshua Judges Ruth) ed un brano ancora vecchio ma riinciso: Ain't It Something, dove, oltre alla voce del nostro, ci sono anche Arnold McCuller, Sweet Pea Atkinson, Harry Bowens, Willie Greene jr e Debra Byrd. Dr. T & The Women è un dischetto decisamente godibile, con strumentali frizzanti come The Wedding, Opening Credits, The Bree Shuffle, oppure rarefatti e notturni come Mall Women, Lady of the Lake e Dr. T's Theme dove il geniale texano gioca abilmente coi suoni mischiando le carte come un provetto biscazziere.
Country e swing, un tocco di jazz, un pò di malinconia, qualche brano di passaggio, il tutto però suonato in punta di dita, con gli strumenti che sfiorano le note, creando un alveo strumentale decisamente godibile. Infatti questo non è il solito score orchestrato o infarcito di canzoni modaiole, ma un disco di Lovett, quindi con il suo gusto, la sua visuale musicale: un pò come le prime souncltracks di Ry Coocler dove era insindacabile l'impronta dell'artista. E se brani come Go Away With Me o The Crash sono proprio dei brani di sottofondo, rimane comunque sempre il suono della large bancl dietro a queste canzoni. Il pianoforte di Rollings è protagonista di buona parte degli strumentali, ma anche il violino di Duncan dice la sua.
Le due canzoni vecchie già le conoscete, quindi vale la pena di spendere due parole per Ain't It Somethin'. La conosciamo già, ma questa nuova versione (più di cinque minuti), che media country e gospel (per via delle voci nere dietro a quella algida di Lyle) è decisamente bella e ci fa sperare in un nuovo lavoro del texano dal ciuffo ribelle.