MARK SELBY (More Storms Comin')
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  Recensione del  31/01/2004
    

Mark Selby è un ottimo chitarrista (come ce ne sono tanti) e un buon songwriter (e qui la scelta è già più ristretta). Infatti, ha scritto canzoni anche per Kenny Wayne Sheperd, un nome che gode ormai di una certa notorietà. Qui sceglie di giocare in proprio e parte con il piede giusto: Fender e Gibson a tutto volume, un marchio storico (Vanguard) e non invadente, un band ristretta e funzionale per un disco che è godibilissimo. Perché More Storms Comin' non ha grandi pretese o soluzioni fenomenali, però macina blues e rock'n'roll come pochi altri, ultimamente.
Il livello delle composizioni è mediamente buono, la band di Mark Selby ristretta e ben solida, gli arrangiamenti quel tanto fantasiosi da diversificare le canzoni l'ima dall'altra. Qualche segnalazione, giusto per far capire di che pasta è fatto More Storms Comin'. Don't You Throw That Mojo On Me è un ottimo blues (Kenny Wayne Sheperd ricambia il favore partecipando alla scrittura) e la dimostrazione che tra i tanti chitarristi in circolazione Mark Selby sceglie di non inseguire virtuosismi impossibili e piuttosto di puntare su scelte di gusto (parecchia slicle guitar, per esempio) che alla fine rendono di più. Un bell'inizio.
Segue, con qualche punto in più, She's Like Mercury che è un riff tipicamente Rolling Stones interpretato con una voce ad un passo dal miglior John Hiatt e una carica da bar boogie band di tutto rispetto. Gran bel pezzo, e si capisce subito che More Storms Comin' non è il solito disco di blues. Ancora più raffinate I'm The Lucky Boy che è, un'interessante ballata con un indefinito gusto soul e You'Re Gonna Miss My Love che ha uno splendido giro di basso e un'arrangiamento molto Stax, con quelle voci femminili e quell'organo strisciante che s'infila ovunque.
Qui la chitarra di Mark Selby si divide tra una ritmica funky (James Brown approverebbe), riff eternamente Stones e quattro note tra Morricone e Duane Eclcly. L'assolo è blues elettrico, con una coda vagamente psichedelica che ci sta tutta. È da citare anche Blind Since Birth, intrisa di southern accents dall'inizio alla fine, con una slide e un andamento che evocano logicamente il fantasma di Duane Allman. Grande passione, ottime chitarre e canzoni che non si confondono anche grazie ad una capacità di sintesi (il disco non va oltre i tre quarti d'ora) che nell'era del compact disc sembra difettare a molti.
Con lui suonano, tra gli altri, Reese Wynans (un tempo con Stevie Ray Vaughan, poi con la band di Kenny Wayne Sheperd), Crystal Taliefero (già background vocals con John Mellencamp e Bruce Springsteen) e una rediviva Kim Carnes in Smoked. Rock'n'roll people al cento per cento in un disco che non è da meno.