TOM PETTY AND THE HEARTBREAKERS (Anthology Through The Years)
Discografia border=Pelle

          

  Recensione del  31/01/2004
    

È la seconda antologia che viene pubblicata, nel giro di qualche anno, dalla MCA. La prima, Greatest Hits, edita nel novembre '93, era un CD singolo ed ha venduto milioni di copie. Questa, totalmente rimasterizzata, offre una visuale ben più completa sulla produzione di Toni dal 1976 al 1993. 34 canzoni, tra cui una nuova versione di Surrender, ed il duetto con Stevie Nicks, Stop Draggin' My Heart Around, mai apparso su un CD del biondo chitarrista. Ma è il body work dell'opera pettyana che funziona a meraviglia, con i brani migliori messi in sequenza, il tutto reso più appetibile da un remastering di prim'ordine.
Tom Petty è una delle figure più importanti dell'attuale scena rock americana: la sua musica è uno splendido cocktail di chitarre byrdsiane, ritmi rollingstoniani, con una vocalità che sta in mezzo a Bob Dylan e Roger McGuinn. Nel corso del tempo è cresciuto anche dal punto di vista dei testi ed ha descritto alla perfezione la sua eredità sudista ed un individualismo decisamente americano. Una musica americana a tutti gli effetti, supportata da una band di prim'ordine, oggi la migliore rock band in azione, meglio anche della E Street del Boss: chi ha visto i concerti dello scorso anno lo può confermare. Vedere scorrere tanti classici in così breve tempo fa un certo effetto.
Quindici anni della nostra vita vengono rivisti attraverso canzoni che abbiamo amato. La confezione digipak ed il libretto fotografico, con foto mai viste, completano l'opera. È più di una semplice raccolta di successi, come poteva esserlo il singolo edito nel '93, è il suggello dell'opera di un grande rocker, uno dei più veri e sinceri che la nostra musica ci ha regalato nell'ultimo trentennio. Prova ne sono le canzoni, il suono totalmente chitarristico, le melodia splendide, gli arrangiamenti sempre stringati e potenti Anzi, risentendo alcune di queste canzoni si (ri)scoprono gemme al tempo ignorate, o passate in secondo ordine, come Jammin' Me, Don't Come Around Here No More, It's AllWork Out, Rebels, Even The Losers, Straight into Darkness.

CD 1
Breakdown apre il primo CD: un tempo lento, la chitarra subito in evidenza e la voce, ancora non perfettamente formata che canta il suo primo hit (è diventato un million selle r ad oltre un anno dalla pubblicazione del disco). Ma il primo album, Tom Petty & The Heartbreakers ('76), è passato alla storia, giustamente, per la splendida American Girl. Si tratta della più bella canzone dei Byrds non scritta dai Byrds: anzi, si racconta che Roger Me Guinn abbia fermato di botto la macchina per ascoltarla meglio, quando la ha sentita per la prima volta alla radio.
Hometown Blues, molto Stones, e la toccante The Wild One Forever chiudono il capitolo del primo disco. You're Gonna Get It ('78) è un album più rock, più elettrico, come dimostrano la vibrante I Need to Know e la stupenda, ancora decisamente byrdsiana, Listen to Her Heart. Completa il quadro Too Much Ain't Enough, una rock song pressante. Damn The Torpedoes ('79) è stato il best seller del primo periodo ed il disco che ha decretato Petty una star. Un disco perfetto, come confermano Refugee, una rock song languida, Here Comes My Girl, una ballata sontuosa dotata di un ritornello indimenticabile, Don't Do Me Like That, top five single al tempo e ancora grande canzone e Even The Losers.
Hard Promises ('81) è ancora un disco di notevole portata: basta ascoltare canzoni come la fluida ballata The Waiting, una delle più belle mai scritte dal nostro, e la diretta A Woman's in Love. Stop Draggin' My Heart Around cantata da Stevie Nicks con Petty & Heartbreakers al completo è una classica canzone di Tom e, al tempo, ha avuto grande successo. Long After Dark ('82) è un disco minore nella produzione del nostro, ma ci sono sempre delle chicche come la brillante You Got Lucky, la pianistica Straight Into Darkness e Change of Heart, un rock chitarristico sapido.

CD 2
Sono passati tre anni tra Long After Dark ed il seguente album. Southern Accents ('85) esplorava nuovi tenitori come soul, psichedelia e musica del sud. Pur non essendo uno dei suoi dischi migliori ha regalato canzoni di grande spessore come Rebels e, sopratutto, la straordinaria favola psichedelica (presentata con un video molto popolare sullo stile Alice nel Paese delle Meraviglie) Don't Come Around Here No More.
Un brano che, tutt'ora, è parte integrante dei concerti della band e che conferma la bravura dell'autore nel costruire melodie dal tessuto complesso e fluido al tempo stesso. Anche The Best of Everything ci presenta un Petty diverso, molto dylaniano. So You Want to Be a Rock 'n' Roll Star, rilettura live di un noto brano dei Byrds è il solo che è stato scelto per rappresentare Pack Up The Plantations ('86), l'unico disco dal vivo inciso sino ad ora (con l'eccezione del DVD High Grass Dogs, '99) dalla band. Jammin' Me (scritto con Bob Dylan) è un rock teso e vibrante che ancora adesso sta nella scaletta live del gruppo e rappresenta al meglio un disco sottovalutato come Let Me Up (I've Had Enough) {'87). It's All Work Out è una gemma elettroacustica che vale la pena di riscoprire. Love is a Long Road è un rock poderoso ed apre la rassegna di brani tratti dal grande Full Moon Fever ('89), il primo album che il nostro ha inciso come solista.
Il disco contiene classici della produzione pettyana come Free Fallin una delle ballate più terse e profonde del biondo rocker, Yer So Bad e I Won't Back Down, altra grande canzone, ripresa di recente da Johnny Cash sul suo nuovo album Solitary Man. Senza dimenticarsi di Runnin' Down a Dream. Into The Great Wide Open (' 91) non è il miglior disco di Petty, come confermano Learning to Fly, Into the Great Wide Open e Two Gunslingers.
Mary Jane's Last Dance viene introdotta da un classico riff di chitarra ed è una ballata elettrica, potente e ben calibrata: arriva dal Greatest Hits ('93), mentre Waiting for Tonight è un estratto del box retrospettivo (zeppo di inediti) Playback ('95). Chiude la maratona una nuova versione, registrata qualche settimana fa, di Surrender. Una rilettura jingle jangle di una canzone che non ha perso smalto, malgrado gli anni che ha sulle spalle, e che risulta ancora fresca e vitale.