MARK JUNGERS (Black Limousine)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Texano per adozione (è nato a Bird Island, Minnesota), Jungers è un altro esordiente, che però ha già dieci anni di musica on the road alle spalle. Ha suonato in mezza America e si è spostato spesso dalla scena di Austin a quella di Minneapolis, i due poli della musica delle radici in questo momento in Usa. Ha fatto il solista, quindi ha formato una band con Greg Schilling, Chris Staples e Vie Gerard, Straight Up. Ha suonato per parecchio tempo con loro, esibendosi nei migliori locali di Austin(La Zona Rosa, The Wall, The Black Cat Lounge, Liberty Lunch, Steamboat, Antone's, 311 Club) sino a che Staples e Gerard non sono andati coi Derailers.
Allora il nostro ha messo assieme un'altra band, con Dave Ray, The Masons, che ha riscosso parecchio successo ad Austin. Si è spostato per un certo periodo nel Connecticut, dove ha formato l'ennesima band, The Motel Prechers, quindi, alla fine della decade appena trascorsa è tornato in Texas. Qui ha inciso Black Limousine con la produzione dell'amico Dave Ray: il disco, ben suonato e prodotto in modo assolutamente professionale, vede coinvolti nomi minori (ma non per questo meno bravi) della scena locale. Dave Ray, Phil Bass (della band di Monte Montgomery) Adrain Schoolar, Wes Green, Bobby Snell (della band di Chris Robison), Dave Seemann, Rachael Dreas, Dave Boyle (The Scabs).
L'album palesa le varie influenze di Jungers: Bob Dylan, Johnny Cash, Steve Earle, Joe Ely ed ogni canzone combina alla perfezione un lirismo molto personale ad una strumentazione ricca. Sedici composizioni, un'ora di musica. Black Limousine è una canzone decisamente espressiva che mette assieme Dylan ed Earle, armonica e steel guitar, con la voce sicura di Jungers ed una strumentazione calibrata al suo servizio. Think About You dal ritmo acceso è una story song sulla linea di certe ballate di Earle: chitarre in gran spolvero, voce in primo piano ed una bella melodia di fondo che richiama le canzoni di Steve. Lonesome Fool è un folk 'n' country dal ritmo fluido: l'armonica ed il violino la fanno da padroni, mentre Mark prende per mano la tradizione vocale bluegrass e la rinnova in modo deciso con una canzone di grande spessore.
South Fork Crow River mantiene sempre alta la qualità del disco: canzone fluida, bel ritornello, con un banjo che sottolinea la voce, ed una melodia franca e diretta che entra al primo ascolto. La nostalgica You and The Wind è introdotta da un bel violino: poi Mark prende in mano la canzone che si sviluppa su un tema classico e si basa su una melodia decisa a cui da particolare espressione il ritornello centrale, dove voce e violino viaggiano all'unisono. Too Tired to Cry ha un intro acustico: è una composizione molto personale, con la chitarra che si oppone alla voce.
Molto bella la voce, profonda e confidenziale. Jesse James è una canzone epica che richiama le story songs di cui il Texas va fiero: cantata con trasporto ci racconta le gesta del famoso fuorilegge, ma con un'ottica attuale, senza cadere nel retorico. Freightliner potrebbe benissimo stare in un disco di Joe Ely: tempo veloce, steel sugli scudi, ed una canzone che, tra rock e country, entra subito in circuito. I Will Be Free rallenta il ritmo e propone una ballata interiore, dai toni smorzati e dalla vena malinconica. Notevole il country blues, alla Calvin Russell, Ballad of Mr Underwood, con una base ritmica che rammenta il treno.
Il disco si avvia alla fine, ma abbiamo ancora il tempo di apprezzare lo swing di sapore western di What More Can I Do, la turgida country blues ballad Talking Dream Blues (che Elvis avrebbe fatto sua), il country Tale Nice Long Ride, la semplice Treat You Right, quindi Long Train (a Mark piacciono molto i treni, come a Cash) e la finale Broken Watch. Un piccolo grande disco.