Edito nel lontano 1982 - caspita quasi ventanni fa -
Giorni Dispari, terzo album della discografia buboliana dopo
Nastro Giallo del 1976 e
Marabel del 1979, racconta di un giovanissimo artista che cerca di adattare il rock alle sue liriche. L'album di difficilissima reperibilità non era stato certo aiutato dalla stampa specializzata e non, ed è un peccato perché mette in luce alcuni aspetti della personalità del musicista che troveranno prima un
Fabrizio de Andrè molto accorto nel riconoscere al ragazzo una forte personalità artistica e saranno poi fondamentali per il prosieguo della sua carriera imponendolo come uno dei musicisti più preparati.
Giorni dispari - il titolo è ispirato alla colorata drammaturgia di Eduardo De Filippo - mette in luce la vena poetica dell'autore e la voglia di imporre un certo rock davvero un po' ai margini in quegli anni rutilanti dove si imponeva il glamour rock e in cui regnavano incontrastati i Duran Duran ed altri gruppi inglesi a cui il tempo ha reso giustizia.
Massimo guarda altrove e traduce con garbo e ispirazione un brano di Willy Nile Vagabond Moon diventata per l'occasione
Vieni alla finestra e, unico in Italia, il Willy De Ville di Love me like you did before ovvero
Billi Billi.
Sia Nile che De Ville sono artisti molto amati dai buscaderiani e va ad onore di Bubola essere riuscito a tradurre con la giusta liricità questi due autori. Ma oltre al Bubola traduttore vorrei soffermarmi sull'autore, a mio parere uno dei più importanti nel panorama italiano e forse non ancora giustamente valutato: questo album ha ventanni eppure pur rifacendosi ad arrangiamenti tipici dell'epoca, e poi valuteremo quali, dimostra una forza musicale e poetica di tutto rispetto. Alcune canzoni non a caso vengono riproposte, con una veste musicale nuova, ancora oggi nei concerti dell'artista veronese fra queste la bellissima "
Spezzacuori" che oggi vanta un corredo più dark ma anche nella versione originaria, fotografata in questo album, é veramente una bella canzone.
Spezzacuori è il classico singolo che ascoltato una volta lo porti nel cuore per sempre; oltre ad un riff che attanaglia, il testo -
Le parole son finite/le ferite son guarite/e ti vedo andare giù ... - questo è l'incipit, per niente banale, dalle diverse chiavi di lettura. Allo stesso livello la bellissima
Giorni dispari, dove Bubola abbandona il rock per farci intravedere la sua capacità di autore che si rivelerà poi in seguito con altri bellissimi brani. In questa canzone Massimo si affida pur nascondendosi dietro a similitudini e ad immagini poetiche ed arriva al cuore degli ascoltatori, raccontando con sentimento e originalità stilistica un abbandono amoroso ovvero uno dei classici temi della canzone italiana e non. Oltre a questo segnalerei l'introduttiva
Viale del tramonto dai ritmi rockeggianti con un testo che si ispira al bellissimo film dal titolo omonimo: il regista era Billy Wilder e gli interpreti Gloria Swanson e William Holden e la presenza inquietante di Eric Von Stroheim, l'anno di edizione del film, questo sono andato a controllarlo, era il 1950.
Oltre alla ristampa dell'album Bubola ha pensato di includere tre bonus track, ovvero tre canzoni dell'epoca, registrate lo scorso anno. Si percepisce immediatamente come la voce dell'interprete sia mutata acquistando toni più bassi - "
niente passa invano" per citare l'autore - e anche queste tre outtakes la dicono lunga sulla bravura del musicista.
Se non ora quando - titolo di origine biblica, usato da Primo Levi per un suo bellissimo libro sulla condizione degli Ebrei - è una tipica canzone "alla Bubola" giocata sulla ripetitiva dei concetti fino ad esplodere nel ritornello: "
Hai bisogno di libri e di domeniche piovose/hai bisogno di sole e di domeniche ventose ... hai bisogno di quiete/hai bisogno di lavoro/il tuo cuore di un compagno, la tua anima di un re/hai bisogno di tutti e specialmente hai bisogno di te".
Trovo il testo bellissimo per una canzone da troppi anni relegata in soffitta e sono contento che Massimo l'abbia inclusa nell'album.
Colline nere, altro inedito presente in
Giorni Dispari, nasce dall'interesse dell'autore per i Nativi Americani, interesse che darà poi vita con il Grande Fabrizio ad un album senza nome che da tutti verrà chiamato
L'Indiano dal disegno di copertina. Questa canzone, scritta per quell'album, non fu inserita per una scelta artistica dei due autori: è un peccato perché anche questa canzone ha una forte solennità e merita di essere uscita dall'oblio. Un album quindi interessante proposto ad un prezzo vantaggioso. L'attivissimo Bubola ha poi promesso entro aprile/maggio un nuovo doppio album dal vivo dal provvisorio titolo de
Il Cavaliere Elettrico, attendiamo fiduciosi.