ADAM CARROLL (Lookin' Out The Screen Door)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Adam Carroll è un giovane cantautore texano, che dopo avere esordito un paio di anni fa con il promettente South of Town, conferma ogni più rosea promessa. Dylaniano sino al midollo, Carroll è un texano atipico. Si tratta di un cantautore vero che ha nel suo DNA i suoni di Bob Dylan, Townes Van Zandt, John Prine, Willis Alan Ramsey, Todd Snider ed altri volti noti che abbiamo visto scorrere spesso su queste pagine. Basicalmente acustico, questo secondo disco è la conferma del talento del giovane, che mischia la sua vena folk blues con forti accenti attuali, soprattutto per quanto riguarda la parte lirica.
Come per il disco d'esordio, la produzione è nelle mani esperte del mago di Austin, Mr. Lloyd Maines. Maines partecipa anche come musicista, suonando mandolino, shaker e pedal steel guitar assieme al bravo Bukka Allen (figlio di Terry) che si occupa egregiamente della fisarmonica (ascoltate la struggente Amanda's Song). Con una voce matura, a cui si danno venti anni di più rispetto all'età di Adam, ed un suono puro, il giovane cantautore è avviato a trovare un posto tra i grandi. Lookin' Out The Screen Door è un disco passionale, suonato in modo scarno e cantato con il cuore. Rispetto al già notevole debutto Adam mostra un voce ancora meglio impostata e scrive canzoni che rievocano la tradizione americana, da Woody Guthrie in poi. Carroll è un puro e la sua musica, diretta e coinvolgente, si basa solo sulle liriche e sulla profondità delle melodie: non passerà certo molto per il momento in cui la stampa americana metterà gli occhi su di lui che, per ora, rimane uno dei segreti meglio custoditi del Texas. Dodici canzoni, più di quaranta minuti di musica.
Un suono scarno, voce chitarra armonica e poco più, una serie di quadretti amari, personali, che parlano di storie passate e presenti, di gente anonima, di paesi o luoghi dimenticati dai più, di fiumi sconosciuti, di vicini di casa, di montagne e vallate perse nella memoria. Canzoni appoggiate sulla voce arrocchita di Adam e sullo stile folk con cui suona la chitarra, parzialmente rafforzato (ma il disco è quasi totalmente acustico) dalla presenza di Maines ed Allen. Screen Door è intensamente dylaniana, sia per la voce che per l'uso di chitarra ed armonica; Race Car Joe sembra uscita dal songbook di Woody Guthrie; Amanda's Song, tra le più belle del lavoro, ha una linea melodica profonda, acuita dall'uso gentile della fisarmonica di Bukka Allen. Legs continua il discorso dello storyteller in maniera assolutamente spartana mentre Errol's Song è un racconto folk che ha radici inserite nella terra che lo ha generato.
L'album continua su questa linea, proponendo ballate acustiche, ravvivate dalla voce dell'autore, dotate di melodie ben costruite e ingentilite dall'uso parco degli strumenti. Altri titoli degni di menzione: Hunter's Song, Ol' Milwaukee's Best, la divertente Karaoke Cowboy, Girl With the Dirty Hair e Rosemary's Song.