ROGER CLYNE & THE PEACEMAKERS (Real to Reel)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Ci siamo occupati circa un anno fa di questa sorta di "'mini supergruppo" dell'Arizona, quando Raffaele ha positivamente commentato il loro album d'esordio Honky tonk union, ma vediamo ora di rinfrescarci un po' la memoria. Roger Clyne era il leader dei Refreshments, nota (a noi) band di Tempe separatasi dopo appena due dischi di levatura più che buona: Roger non è stato con le mani in mano e ha creato dal nulla un suo gruppo, coinvolgendo P.H. Naffah. batterista anch'egli ex Refreshments, il chitarrista Scotty Johnson (ex Gin Blossoms).
Steve Larson (ex Dead hot workshop) ed il bassista Danny Bianco, unico a non avere un passato in un'altra band. Honk tonk union era un buon disco, con belle canzoni tra country e roots. adattissime ad un viaggio tra le sperdute lande dell'Arizona: un disco abbastanza diverso dai due dei Refreshment (specie dal primo), ma non per questo inferiore. L'album che vado ora a commentare, Real to reel, è un live, ma non si può dire che sia un disco nuovissimo: era stato accluso originariamente, come bonus disc, nelle prime 2.000 copie di Honky tonk union, ed è quindi andato abbastanza presto fuori catalogo. Vista la buona qualità della prova, e probabilmente dietro qualche richiesta dei fans. Roger Clyne ripubblica oggi quel disco, aggiungendo anche tre brani in più.
Non posso che concordare con la scelta di Clyne: il live è bello, pulsante, e le chitarreviaggiano molto di più che nella loro prova di studio: in breve, si può dire che in concerto i Peacemakers suonano molto più rock che su disco, ed il feeling non è certo estraneo. L'influenza primaria è Steve Earle (e di Earle è l'unica cover del disco, I feel alright). ma alcuni brani hanno un senso epico ed una enfasi tipici di uno come Springsteen. Altro particolare da non sottovalutare, l'album è registrato a Tempe: Clyne gioca quindi in casa, ed il pubblico partecipa con calore alla performance (le bonus track sono invece registrate a Los Angeles e Denver. in epoca successiva).
La trascinante Horses apre il concerto: un country elettrico spigliato e veloce, con un ritmo ed una melodia che sembrano presi pari pari da un disco di Johnny Cash. Honky tonk union è già più rock, le chitarre girano a mille e Clyne fa scorrere la sua voce sicura su un motivo molto fluido. Non c'è un attimo di tregua, un potente riff elettrico introduce West Texas moon, vigorosa road song piena di sudore e polvere: Easy è arricchita da un altro riff vincente che ricorre durante tutta la durata del brano. Green & dumb è la prima ballata dell'album, sempre comunque elettrica, dalla melodia blue collar di stampo classico; la bella City girls è un altro lento, molto più roots oriented, guidato da un'armonica younghiana e con un'accelerazione ritmica notevole nel ritornello. Ottima la versione di I feel alright, uno dei brani guida di Steve Earle dopo la "rinascita": chitarre granitiche. voce in alla, ritmo vigoroso e cover che non fa rimpiangere l'originale.
Il disco è molto compatto e godibile: niente di rivoluzionario, certo, ma comunque del sano e sanguigno rock'n'roll. Sporco e sudato quanto basta. Da segnalare ancora: la countreggiante e corale Tell yer momma, Beautiful disaster, decisamente springsteeniana. L'intesa e solida Una soda. Dobbiamo esser grati a Roger Clyne per averci proposto questa piccola gemma: ora attendiamo un album tutto nuovo.