Avevamo visto giusto. Quando abbiamo recensito, ed in termini entusiastici,
Noises in the Hallway, il disco con cui abbiamo conosciuto
Greg Trooper, il musicista non era nessuno. Ora possiamo tranquillamente affermare che Trooper è uno dei migliori autori folk rock sulla scena attuale. Prima di tutto ha trovato un contratto discografico con una delle migliori etichette indie del momento (la Eminent di
Emmylou Harris, mentre il disco precedente era uscito per un altra indie di lusso, la Koch), poi continua a produrre dischi di indubbia qualità.
Trooper è un puro, uno che scrive canzoni con il cuore e che, nella sua scarna carriera, ci ha regalato dischi di valore come
Everywhere ('92),
Noises in the Hallway ('96) ed il recente
Popular Demons ('98).
Straight Down Rain conferma la vena felice dell'autore con le sue ballate tra folk e country e le sue storie ambientate in provincia, i suoi quadretti semplici ma pieni di colore. Greg è un artista: fa musica, come ormai pochi fanno, per il piacere di farla: non diventerà mai ricco incidendo canzoni come la folkie
I'm Dreaming o come l'affascinante
Nothin' But You.
Straight Down Rain segue il copione dei dischi precedenti e, grazie alla produzione di
Phil Madeira, mantiene quel suono limpido e soffice che, da sempre, rimane il suo marchio di fabbrica. Dotato di una voce piacevole, scrive canzoni di qualità e si fa aiutare da musicisti di tutto rispetto come lo stesso Madeira,
Jordan Ritcher, Mark Robertson, Dave Perkins, Fats Kaplan, Claire Mullaly, Bill Lloyd, Julie Miller, Maura O' Connell, Steve Fishell e Dave Jacques.
Le sue canzoni sono state interpretate da Steve Earle, Vince Gill, Maura O' Connell, Robert Earl Keen, Billy Bragg ed altri: quindi, anche come autore, il nostro sta facendosi largo, senza scendere a compromessi. Vive a Nashville ma non fa parte della comunità country pop, bensì lavora a parte continuando a proporre le sue canzoni piene di poesia che richiamano la scrittura di gente come Prine, ma anche come Earle quando, come nel caso di
Staring Down The Night, si elettrifica maggiormente.
Straight Down Rain si pone sullo stesso piano degli ultimi dischi e propone dodici composizioni di qualità, per quarantacinque minuti abbondanti di musica. È uno dei precorritori del suono
Americana ma, rispetto alla maggior parte degli altri, ha saputo inserire motivi folk, anche di provenienza irlandese, nel suo tessuto sonoro. Se
Noises in the Hallway ha avuto accoglienze trionfali sopratutto in Europa,
Popular Demons ha trovato il plauso della critica Americana che ha messo Trooper in una posizione di previlegio, al punto che il suo nuovo lavoro viene pubblicato dalla selettiva Eminent.
L'album si apre con una ballata intensa, dal suono elettroacustico, dotata di una melodia molto profonda:
Nothin' But You parte acustica e diventa elettrica e sarebbe perfetta anche in un disco del grande Bob Dylan. Il suono scarno ma efficace della house band e la produzione misurata di Madeira fanno il resto.
Staring Down The Night è un brano più rock che inizia come una pop song, volendo quasi staccarsi dal contesto, ma poi entra il ritornello e la canzone prende una piega più roots, mantenendo però un suono robusto, quasi springsteeniano.
Real Like That è puro country, alla Dwight Yoakam, con la steel guitar (Steve Fishell) ed il violino (Fats Kaplan) che si accoppiano alla perfezione al duetto vocale con Julie Miller.
You Love Your Broken Heart è una solida rock ballad, che non si eleva per originalità, ma che mantiene intatto lo stile dell'autore e si sviluppa attraverso stilemi già conosciuti, ma decisamente efficaci (anche qui c'è un duetto, ma con il bassista Jacques).
Damaged Eyes è lenta e avvolgente e richiama vagamente le prime canzoni di Paul Simon: un'atmosfera molto soft, i suoni curati in modo minuzioso, una melodia fluida e profonda, la bella voce di Claire Mulally, tutto concorre a fare di questa composizione una delle più riuscite del lavoro.
Trooper sa scrivere canzoni che toccano il cuore e lo fa in modo classico e moderno al tempo stesso: basta ascoltare il contrasto tra lo struggente violino e la chitarra smorzata al centro del brano.
Once And For All è un classico country rock alla Steve Earle, ma con un ritornello tipico dell'autore, con le chitarre che scivolano, mentre le voci (c'è Dave Perkins) si incrociano in modo perfetto. Anche questa risulta una delle migliori, mentre un pò sottotono è
Doghouse che esce dalla tipologia compositiva di Greg per avventurarsi in sonorità completamente diverse. Ma la fluida
Trampoline rimette tutto in ordine, con Madeira protagonista alla voce ed alle tastiere, mentre il nostro infila un'altra delle sua classiche canzoni, in cui folk e rock vanno a braccetto.
La lenta
Over The Moon, un valzer dalle tonalità western, è suonata in modo leggero e gioca le sue carte sulla performance dell'autore che usa la sua bravura per creare una country ballad dai sapori antichi, abbellita dalla steel e dalla limpida vocalità della Mullaly.
Lovin' Never Came That Easy è elettrica, roccata e già sentita: ma il nostro riesce a renderla ugualmente interessante. Finale in crescendo con la toccante
Sometimes It Takes A Hurricane, una composizione elettroacustica di grande presa, e con la folk songs, toccante e molto irlandese (grazie al pennywhistle di Madeira)
I'm dreaming. Una ballata tersa e nostalgica, in cui il nostro duetta bravamente con la splendida voce di Maura O' Connell.