CORY MORROW (Songs We Wish We'd Written)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Pat Green & Cory Morrow fanno parte del new breed del country texano. Sono le due punte di diamante del nuovo movimento country che, lentamente, sta portando gli amanti di questa musica da Nashville ad Austin Fanno musica sana, scevra da qualunque logica commerciale e, dietro di loro,e 'è sempre il vate di Austin, Lloyd Maines, l'uomo che sa dare il suono giusto ad ogni canzone. Questo disco non è però un disco di country rock alla maniera usuale, infatti i due hanno unito le forze per un progetto affascinante, quello di reinterpretare delle canzoni che avrebbero voluto scrivere.
Il progetto è però riuscito solo in parte, in quanto i due non sempre hanno azzeccato (sopratutto Morrow), l'esatto equilibrio: e poi, in due funzionano meglio che da soli, almeno in questo disco. Maines, come al solito, mette a disposizione dei musicisti che produce, gente di mestiere, turnisti che sono in grado di tirare fuori il meglio con qualunque tipo di suono. Infatti qui più che di country si tratta di rock 'n' country, rivisitato in modo robusto e suonato senza fronzoli. I due hanno entrambi una voce ben calibrata, adatta sia alle ballate country spezzacuori, ai brani honky tonk, al country rock ruvido ed alle canzoni dalla tematica più gentile.
Maines ha riunito attorno a sé alcuni dei migliori turnisti di Austin: Redd Volkaert, John Inmon, John Owens, Brendan Anthony, Glenn Fukunaga, Bukka Allen, Justin Pollard, Brett Danaher, Carroll Hoffman. La scelta delle covers regala qualche sorpresa: ci sono brani country ed honky tonk, ma anche qualche canzone rock. Are You Sure Hank Done It This Way? è stato uno dei cavalli di battaglia di Waylon Jennings: Cory & Pat la prendono di petto e, con un robusto accompagnamento alle spalle, la rifanno in maniera decisamente texana. Una redneck song di grande presa, rifatta con gusto. Texas on My Mind (di Django Walker) è introdotta da un fiddle, poi la canzone, elettrica e godibile, prende corpo e scivola via in un baleno: due belle voci, un suono solido ed il gioco è fatto.
It's A Great Day to Be Alive è ancora elettrica: un rifacimento piacevole di un brano dell'emergente Darrell Scott, che ha anche del folk nei suoi cromosomi e Pat Green, senza Morrow, se la cava con mestiere. La migliore del disco è senza dubbio Paradise di John Prine che Cory & Pat rifanno alla grande, con una fisarmonica dietro alle due voci, lasciando spazio alla tersa melodia di emergere, ma elettrificandola al punto giusto. Una versione che farà sicuramente piacere anche a John Prine: ruspante e vissuta. Mi piace meno l'acustica, Morrow con la steel di Shankle,I'd Have to Be Crazy, scritta da Steve Fromholz, ma resa celebre da Willie Nelson.
Decisamente meglio la speed version di Ain't Leavin' Your Love, un classico di Townes Van Zandt, che i due caricano di swing e rileggono con molto mordente. La prima sorpresa è la cover di Stuck in The Middle With You, vecchio successo degli Stealers Wheel, rifatto con un piglio swing ed una irridente creatività: merito di Green. Live Forever ci riporta in Texas. Un texano interpretato da un altro texano. Il sanguigno Billy Joe Shaver è rifatto alla sua maniera, con forza, cuore, un accompagnamento elettrico e tanta passione da Morrow.
Crazy wind appartiene sempre al repertorio di Willie Nelson, e Green la rilegge in maniera acustica, togliendo un po’ di pathos al disco. Red Bandana è un classico di Merle Haggard ed i due scelgono come chitarra solista proprio Redd Volkaert, per lungo tempo chitarrista nella band di Hag: una cover sanguigna, degna del suo autore. Delia's Gone arriva dal repertorio immenso di Johnny Cash e Cory fa di tutto per imitare l'uomo in nero: ma ci riesce solo parzialmente. Chiude un'altra sorpresa: Can't Find My Way Home dei Blind Faith, che conferma che le radici di Green sono più rock di quelle di Morrow. Una rilettura originale, in versione swing 'n' country, ben costruita ma un po’ velleitaria.