BILLY BOB THORNTON (Private Radio)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Una bella sorpresa. Conosciamo Billy Bob Thornton come regista (Lama Tagliente, Ali The Pretty Horses) e come attore, ma che fosse anche un cantante eravamo ben lungi dall'immaginario. Non è il primo caso di attore che si mette a fare il cantante, in passato abbiamo avuto diversi esempi in proposito, da Robert Mitchum a Anthony Perkins, solo per citarne un paio.
Ma Thornton ci spiazza per la qualità della musica e per la voce, profonda, roca, intensa, vissuta. Ed il disco poi, dodici brani per cinquanta minuti abbondanti, conferma che il nostro potrebbe intraprendere anche questa carriera.
D'altronde, guardando le sue note biografiche, scopriamo che il primo amore di Billy Bob non era il cinema, bensì la musica. Nei suoi anni giovanili aveva una band chiamata Tres Hombres (ma il suo albero genealogico musicale è molto lungo, con band quali Blue and the Blue Velvets, Hot' Lanta, stile Allman Bros, Nothin' Doin), una ZZ Top cover band, che aveva addirittura aperto dei concerti per gente famosa come Ted Nugent, MC5, Humble Pie ed Hank Williams Jr e, quando decise di intraprendere la carriera cinematografica, il primo film che diresse come regista fu un documentario sulla band di Athens Widespread Panie. Private Radio, pur essendo il suo disco d'esordio, è un album maturo che si avvale dell'esperienza di colleghi, con cui il nostro ha lavorato a lungo, non gente da poco.
Infatti l'album è prodotto ed arrangiato da Marty Stuart e Dwight Yoakam ha scritto una canzone per lui, Stralight Lounge. Influenzato da Dwight Yoakam/George Strait, Randy Scruggs, Merle Haggard, Johnny Cash e Tom Waits, Thornton ha creato un disco evocativo e potente, suonato in modo vigoroso, e guidato da una voce che ha buone potenzialità espressive. Un disco vero in cui, oltre alle sue canzoni, regala anche un paio di covers, He Was a Friend of Mine dei Byrds e Lost Highway di Hank Williams. Ci sono due canzoni dedicate alla splendida moglie, Angelina Jolie, la fulgida ballata Angelina e la malinconica Your Blue Shadow.
Con una voce che sta a metà tra Chris Le Doux e Merle Haggard, Billy Bob dipinge perdenti, alcolizzati, reclusi, e parla dell'immensa provincia americana, della piccole città sperdute nel nulla, con un senso dell'epica ed una drammaticità tipiche di gente del calibro di Joe Ely e Dave Alvin. Come si può capire Private Radio non è un disco da passare in second'ordine. Il suono è maturo e profondo, basato sulla sezione ritmica, chitarre e poco più.
Non c'è bisogno di altro e Marty Stuart, che Billy Bob chiama a sé nel brano That Mountain, è un maestro in questo senso. Thornton, originario di Hot Springs, Arkansas, è un uomo che viene dalla campagna ed ha la cultura della provincia americana e conosce alla perfezione i suoi umori, i suoi sapori, i suoi suoni: Private Radio/ne è la conferma. Dark and Mad, voce simile a quella di Chris Le Doux, apre i giochi con un brano profondo ed intenso, amaro e ruvido, in cui le chitarre spazzano la melodia come il vento il deserto, mentre la canzone si staglia energica ed orgogliosa. Forever è una road song che inizia con un parlato per poi aprirsi in una melodia molto semplice: una storia amara che racconta di un tizio che promette di tornare per sempre (Forever) dalla sua ragazza, pur sapendo che non lo farà mai.
Angelina, tra le più belle del lavoro, è un brano country rock dedicato alla moglie che ha una bella melodia di fondo e che gioca le sue carte sul crescendo delle chitarre e sulla voce profonda di Billy Bob, sino all'immancabile ritornello, decisamente ben costruito. Starlight Lounge, dolce e lirica, è stata scritta appositamente per il disco da Dwight Yoakam e Holly Lamar, che poi doppia con la sua voce gentile quella di Thornton. Walk of Shame è un rock 'n' country pulsante, sulla linea di certe canzoni di Joe Ely, con chitarre in primo piano e sezione ritmica presente: il gioco della chitarra, splendido, è in contrasto con la voce profonda dell'autore e la canzone si staglia solida e piena di vitalità. Smokin' in Bed è un rockabilly tirato e lucido, con piano honky tonk sul fondo ed una vocalità intensa: breve ma di sicuro effetto.
Your Blue Shadow è la seconda ballata, questa volta amara, dedicata alla moglie: una canzone molto personale che evidenzia la sua bravura come autore e la duttilità di Marty Stuart nel creare un tappeto di suoni sempre adatto ad ogni occasione. Un tappeto semplice con chitarre, ritmica e poco più, ma suggestivo ed evocativo al tempo stesso, con elementi country che si infilano nel profondo delle melodie. Ispirata da Jim Varney That Mountain è un hillbilly rock di stampo tradizionale, introdotto da un parlato, che poi si apre con uno stile caro a Dave Alvin, del quale Billy Bob imita anche le inflessioni: pura americana, suonata e cantata col cuore. Notevole la rilettura del classico dei Byrds, ma anche di Bob Dylan, He Was A Friend of Mine, che il nostro ha arrangiato proprio sulla stile dei Byrds, imitando il suono di Clarence White.
Una canzone che conferma la bravura di Thornton e la sua duttilità di interprete: notevole la parte strumentale con Marty stuart in gran spolvero. Per ricordare il vero spirito del rock and roll. Private Radio, toccante composizione acustica dai toni nostalgici (scritta con Mark Collie), è un altro tassello su cui il nostro costruisce un disco d'esordio decisamente sorprendente.
Il gioco degli strumenti a corda è molto evocativo. La lunga Beauty and the Back Doorm, più di nove minuti, è una riflessione, quasi parlata, che il nostro fa sulla sua giovinezza, sui luoghi in cui ha passato i primi anni di vita, sulla sua gente, sui ricordi e sulle speranze, e sul fortissimo legame che ancora mantiene con le sue radici. È un brano che, data la sua struttura, risulta abbastanza ripetitivo, anche se ha data sua una notevole forza evocativa.
Chiude il disco la cover di Lost Highway, brano scritto all'inimitabile Hank Williams, che appare anche sul tributo recensito su questo stesso numero. Versione rilassata, a tempo di valzer, che il nostro personalizza senza però sconvolgere l'originale, riuscendo a mantenere il pathos della melodia, grazie ad un arrangiamento solido ed alla sua notevole espressione vocale.